Tre agnellini sbranati dai lupi, attaccato il rifugio: volontarie sotto shock

Viareggio, inutili le cure del veterinaio. "Non è colpa dei selvatici che hanno sempre meno risorse naturali". Sono ormai ricorrenti avvistamenti e predazioni nel territorio di Massarosa e Camaiore. Uccisi anche gatti

L’interno dell’ovile all’Alma Libre di Piano di Mommio dove tre ovini sono stati predati dai lupi

L’interno dell’ovile all’Alma Libre di Piano di Mommio dove tre ovini sono stati predati dai lupi

Viareggio, 6 febbraio 2024 – Shock e disperazione al Rifugio Alma Libre. Giovedì notte, gli animali accolti nella struttura sono stati attaccati. Lupi, si presume. A farne le spese sono stati tre agnellini: Jordan, Lilith e Nairobi. Due di loro erano ancora vivi, quando le volontarie sono arrivate al rifugio. Ma nonostante i tentativi, alla fine non c’è stato niente da fare.

La notizia è "di quelle che spaccano l’anima in mille pezzi", raccontano i volontari di Alma Libre. "Siamo ancora sotto shock: le abitanti e gli abitanti di Alma Libre hanno subito una predazione, di quelle impreviste, vista la collocazione del Rifugio, situato in una zona di costante passaggio auto e circondato per lo più da case. Da sei anni che siamo in questo terreno non era mai avvenuta una cosa del genere. Lo scenario che ci siamo trovate davanti è stato dilaniante e la disperazione ha preso il sopravvento".

Quelle povere creature che il Rifugio ha strappato a una vita di stenti erano lì, agonizzanti. "Jordan era già morto, mentre Lilith e Nairobi erano ancora appese alla vita. A nulla è servita la corsa del nostro vet al rifugio: Lilith se n’è andata tra le nostre braccia, e Nairobi è spirata poco dopo il nostro arrivo in clinica. Le loro condizioni erano gravissime. Tutte le altre erano terrorizzate e si sono strette le une alle altre in quello che sembrava essere un corpo unico".

Il Rifugio potenzierà le sue dotazioni protettive. "Ogni giorno è una coltellata al cuore preparare una sola puppaiola e non più due, perché la sorellina di Lilith, Brunilde, è sopravvissuta. È straziante sentire Agata belare cercando sua madre Nairobi. È frustrante pensare che Jordan fosse finalmente libero dall’allevamento infernale in cui era recluso, da soli 2 mesi. Non vogliamo e non possiamo “colpevolizzare” chi ha predato – sottolineano le volontarie –; giorno dopo giorno agli animali selvatici vengono tolte risorse, costringendoli a spostarsi in luoghi che loro per primi forse eviterebbero. Adesso stiamo facendo i turni di notte per tenere monitorata la situazione e abbiamo inevitabilmente cominciato a comprare materiale e costruire delle strutture che mettano le abitanti al riparo da altri eventuali attacchi. Grazie a chi si è reso disponibile per le notti, alla nostra veterinaria Alessandra e al nostro veterinario Nicolò che hanno fatto il possibile con una sensibilità che non è scontata, a chi ha donato e alle volontarie che da giorni sono in pianta stabile al rifugio".

RedViar