MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

Addio al carrista Maggini. Nato tra i vecchi baracconi. Ha incarnato il Carnevale

Aveva appena compiuto 81 anni, nel 1977 l’esordio tra le mascherate di gruppo. I 10 podi tra i carri e l’amore per “Baracca e Burattini“. Ultimo saluto alla Croce Verde. .

Addio al carrista Maggini. Nato tra i vecchi baracconi. Ha incarnato il Carnevale

Addio al carrista Maggini. Nato tra i vecchi baracconi. Ha incarnato il Carnevale

Era un uomo schietto e dissacrante, e altrettanto onesto e generoso. Come lo spirito antico della sua Viareggio, che Giovanni Maggini ha incarnato. Navigando per mare e coriandoli, ha attraversato 81 primavere senza perdere lo stupore dei bambini. Senza lasciarsi inquinare dal tempo, volando sempre un passo oltre al mondo degli adulti. Con lui, ieri, se n’è andato l’ultimo carrista di quella generazione che ha caratterizzato gli anni Ottanta. E per il Carnevale si chiude un’epoca.

Nel Carnevale Maggini ci è nato. Nel 1942, nella casa di via Machiavelli affacciata sui vecchi baracconi. Orfano di guerra, è stato cullato dai colpi del martello sul legno e dalle carezze del pennello sulla carta. E da ragazzino, poi, s’inventava sempre qualche dispetto per attirare l’attenzione dei vecchi carristi. "E così, perché smettesse di rompere le scatole – racconta il figlio Libero, che insieme alla sorella Luce ha collaborato a lungo con il padre – alla fine i carristi hanno iniziato a coinvolgerlo nel loro lavoro". Poi la vita di Giovanni ha preso un’altra rotta, e con il servizio di leva si è imbarcato con la Marina. "Ma per quanto amasse il mare – prosegue Libero – quella non era la sua strada". Giovanni è dunque tornato a terra e alla cartapesta, collaborando con “Bocco“ Vannucci, con Nilo Lenci, e con Silvano Avanzini.

A 35 anni, nel ’77, l’esordio tra le mascherate; quando in collaborazione con Angelo Romani portò sui Viali a Mare “La ristangata“. E nell’81 l’ingresso in Seconda Categoria. Come per mare, anche la sua carriera nel Carnevale è stata segnata dalla bonaccia e dalle tempeste. Di cui Giovanni non sembra però mai essersi curato: per lui il Carnevale non è mai stato un concorso, ma una festa di popolo. In cui celebrare la vita, la pace, l’amore, la gioia, la fantasia, il tempo dei bambini. Tutto ciò che la guerra ruba. E tutto ciò che ha ispirato la nascita dei Burlamatti. Una festa a cui Giovanni non ha mai smesso di partecipare, e anche nell’ultima edizione ha sfilato accanto al figlio Libero.

“Baracca e burattini“ del 1986, con quelle immense marionette, mosse da grandi paranchi e rivestite di stoffa, oltre ad aver sancito l’ingresso di Maggini nell’Olimpo dei giganti ha segnato anche la storia della manifestazione. Arrivò quinta, ma fu l’opera che Giovanni amò di più. Nonostante i dieci podi tra carri grandi e piccoli. Dal 2000 il lavoro a quattro mani con il figlio Libero; e nel 2008 la delusione più grande. I bozzetti presentati dai Maggini vennero bocciati. Esclusione che fece divampare una polemica che sfociò nell’occupazione della Fondazione Carnevale. L’anno seguente avrebbero potuto rientrare, ma a discapito di Jacopo Allegrucci. Scelsero di non farlo, perché il collega non pagasse la stessa ingiustizia che avevano subìto. E allora quell’anno Libero donò a Viareggio “Maggio“, il complesso scultoreo sugli scogli del Muraglione, per poi rientrare nelle mascherate nel 2010. Questo era Giovanni, schietto ma onesto. Ed è ciò che ha lasciato ai suoi figli, prima di andarsene e raggiungere la sua Nirvana. Moglie e artista della ceramica, con cui Giovanni ha condiviso vita e arte.