
Giunge a conclusione un’altra lunga bega amministrativa che ha al centro uno stabilimento balneare: il Danio di proprietà di Marika Felli, amministratrice dell’Associazione culturale e ricreativa Sofia. Il Consiglio di Stato le ha dato ragione, e ora potrà mettere l’acqua nella vasca della terrazza del bagno: perché l’acqua, secondo vari enti pubblici, avrebbe mutato la fisionomia del paesaggio balneare, e quindi la proprietà aveva dovuto riempire tutto di terra.
La storia è lunghetta. L’Associazione di Felli acquista il Danio, colonia marina, dalla Misericordia e lo gestisce come stabilimento balneare. Mette l’acqua nella vasca della terrazza, e il Comune di Camaiore sequestra l’area imponendo di riempire il vuoto con la terra. Poi la richiesta di realizzare una vasca idromassaggio sulla terrazza viene bocciata dalla Conferenza dei servizi, l’Associazione ricorre al Tar e perde. Prosegue il ricorso al Consiglio di Stato e stavolta vince: la determinazione di diniego è annullata, e la nuova conferenza dei servizi dovrà tenere conto delle valutazioni del Consiglio di Stato. Intanto, però, gli enti della Conferenza dei servizi dovranno pagare oltre 13 mila euro di spese legali.
Il Consiglio di Stato ha rilevato che la vasca-fioriera della terrazza era stata consentita fin dal 2010 con autorizzazione paesaggistica. Poi in base al regolamento urbanistico del 2018 è cambiato il Piano degli arenili con possibilità di migliorie in deroga, e su questa base l’Assoìciazione Sofia ha chiesto di realizzare l’idromassaggio con semplice sostituzione dell’acqua alla terra, e con tecnologie non visibili. Ma in Conferenza dei servizi la Soprintendenza ha dato parere negativo perché l’opera avrebbe aggravato la disomogeneità tra gli stabilimenti balneari della fascia costiera vincolata.
Il Consiglio di Stato invece ha riconosciuto che la vasca originaria fu realizzata con parere positivo (15 luglio 2010) anche della Soprintendenza, e l’idromassaggio non comporta nuove opere ma solo la sostituzione della terra con l’acqua. Il manufatto non viene modificato. E anche il tetto a falda piatta era stato approvato in sanatoria dal Comune sempre nel 2010, e con l’ok della Soprintendenza. Quanto alle eccezioni sollevate dalla Capitaneria, né la destinazione a colonia marina del Bagno Danio né il relativo canone demaniale hanno voce in capitolo sulla questione della vasca: tutt’al più la Capitaneria potrà decidere se variare il canone. La palla torna al Comune che dovrà convocare una nuova Conferenza dei servizi: sperando che stavolta nessuno si perda in un bicchier d’acqua.
Beppe Nelli