REDAZIONE UMBRIA

Archeologia: mistero nell’urna di Medusa. La scoperta che riscrive la storia etrusca e il mistero dell’aldilà

Nella necropoli del Palazzone a Perugia, un’urna funeraria del III secolo a.C. scolpita con il volto pietrificante della Gorgone è stata trovata vuota, suggerendo un cenotafio e nuove interpretazioni sui rituali funerari etruschi

Un’urna senza corpo, una Gorgone a guardia dell’aldilà: il mistero etrusco che parla di assenza, memoria e eternità

Un’urna senza corpo, una Gorgone a guardia dell’aldilà: il mistero etrusco che parla di assenza, memoria e eternità

Perugia, 17 settembre 2025 – Un volto pietrificante scolpito nella pietra, un'urna senza corpo e un mistero vecchio di 2.300 anni: è quanto emerso nel cuore dell'Umbria, dove una scoperta archeologica senza precedenti ha sorpreso studiosi e appassionati.

La necropoli etrusca del Palazzone, alle porte di Perugia
La necropoli etrusca del Palazzone, alle porte di Perugia

Durante i lavori di restauro nella necropoli etrusca del Palazzone, alle porte di Perugia, è stata rinvenuta un'urna funeraria straordinaria, decorata con il volto inquietante della Gorgone Medusa, ma priva di resti umani. A dare notizia della scoperta è stato il team dell'Ipogeo dei Volumni, che nei giorni scorsi ha condiviso sui social i dettagli di un ritrovamento destinato a fare scuola.

L'urna, scolpita in travertino e perfettamente conservata, è emersa da una tomba sotterranea appartenente all'aristocratica famiglia Acsi. Datata al III secolo a.C., essa presenta una raffinatissima testa di Medusa in altorilievo, inserita in una cornice iscritta in lingua etrusca corsiva. Accanto alla rappresentazione della Gorgone, simboli rituali - tra cui motivi floreali e dischi sacri - arricchiscono la composizione, testimoniando il rango elevato della sepoltura. Tuttavia, al momento dell'apertura, ciò che gli archeologi hanno trovato ha lasciato tutti senza parole. All'interno dell'urna, infatti, non sono stati rinvenuti resti ossei né ceneri. Al loro posto, tre piccoli recipienti in terracotta - una coppa e due brocche - disposti con cura. Totalmente privi di decorazioni, questi oggetti, realizzati in argilla aranciata, sono raramente associati a contesti funerari.

Il mistero si infittisce con il ritrovamento di una foglia di piombo nei pressi dell'urna, sulla quale è inciso un nome: Arnθ o Larθi Caprti. Tutto farebbe pensare a un'urna personale, eppure del presunto defunto nessuna traccia. Secondo gli esperti, tra cui Silvia Rossi, direttrice della conservazione del sito, è plausibile che si tratti di un cenotafio: una sepoltura simbolica eretta in onore di un individuo il cui corpo è andato perduto o sepolto altrove. Questo scenario apre nuove prospettive sul mondo rituale degli Etruschi, noti per la complessità e la ricchezza delle loro pratiche funerarie. "Medusa non era solo un elemento ornamentale, ma una vera e propria ‘presenza attiva’ nella tomba - ha spiegato Rossi - Il suo volto terrificante serviva a proteggere la memoria del defunto e a tener lontane le forze maligne". Nell'immaginario religioso etrusco, Medusa aveva un ruolo apotropaico ben definito.

Lungi dall'essere solo un mostro della mitologia greca, la sua immagine veniva utilizzata per scacciare il malocchio e proteggere l'aldilà. Ritrovamenti simili, con rappresentazioni della Gorgone su sarcofagi e urne, sono frequenti nell'Italia centrale, ma l'assenza del corpo e la presenza dei tre vasi rendono questo ritrovamento unico nel suo genere. La scoperta, dunque, oltre ad arricchire il patrimonio archeologico italiano, invita a riconsiderare le modalità con cui gli etruschi onoravano i propri morti. Forse, più che una sepoltura, ci troviamo di fronte a un complesso atto rituale, legato alla memoria, alla protezione e al passaggio verso l'eternità.