
In quattro anni di attività hanno curato, coccolato e rimesso in libertà sani e salvi circa duemila animali selvatici di varie specie. Tra i “fortunati“ c’è Osso, una volpina che era rimasta intrappolata in una tagliola. E’ stato necessario amputarle un dito dell’arto inferiore, ma alla fine è tornata a correre. E poi ci sono Red e Celestina due cuccioli di riccio salvate dalle grinfie di un cane. Invece Ortica, una capriola appena nata smarrita dalla madre che non voleva più mangiare, è stata svezzata con un latte speciale e una volta raggiunto il peso ideale, è tornata a correre sui boschi.
A prendersi cura dei selvatici che vivono nelle campagne e nelle foreste del nostro territorio, è l’organizzazione non profit Wild Umbria. Lo fa per conto della Regione con la quale ha siglato una convenzione che dura da due bienni. L’associazione ha un Centro di recupero a Pietralunga diretto dalla zoologa Francesca Vercillo. Il Centro opera in collaborazione con l’ospedale veterinario del Dipartimento universitario, dove, se necessario, viene prestato il primo soccorso. "I volontari del Centro – racconta Vercillo, nel tracciare il bilancio dell’attività – hanno portato un po’ di luce nelle gestione dei selvatici della nostra regione. Ci stiamo adoperando per accudirli; alcuni di loro sono stati strappati dalla morte. Ci arrivano segnalazioni da privati o dalle forze dell’ordine: nella maggior parte dei casi si trattadi ricci investiti dalle auto o azzannati dai cani, cuccioli smarriti da reinserire, uccelli con le ali spezzate. Di recente c’è capitato un lupo che era stato avvelenato. Al centro abbiamo box, voliere, una nursery riscaldata per i piccoli, e locali per il letargo monitorato. Il nostro compito è di curare questi animali senza forzature per far sì che una volta pronti tornino a casa loro: la natura".
Silvia Angelici