Erika Pontini
Cronaca

Villa Sacro Cuore, la casa dei preti difficili

La vicenda di don Bastoni riaccende i riflettori. Il vescovo monsignor Cancian: "Recuperiamo preti in difficoltà, tutto secondo la legge"

La vicenda di don Alberto Bastoni, viceparroco riabilitato dalla Chiesa dopo lo scandalo di Todi, e poi ripiombato nella bufera (indagato per pedopornografia e trovato con la cocaina nel portaostie) ha riacceso inevitabilmente i riflettori su Villa Sacro Cuore, la struttura gestita dalla Diocesi di Città di Castello, in accordo con le Conferenza episcopale italiana che dal 2011 riabilita i preti che si sono smarriti. Una lunga lista di nomi e situazioni drammatiche che hanno riempito le cronache. Per la villa immersa nella campagna umbra, protetta da una recinzione e inaccessibile a occhi indiscreti, sono passati i sacerdoti degli scandali: la maggior parte di loro accusati di violenze sessuali nei confronti di minorenni. E non solo. Qualcuno in passato è stato accolto anche in regime di arresti domiciliari o misure cautelari disposte dalla magistratura.

All’interno ci sono 56 camere con ogni comfort – di cui trenta realizzate recentemente dopo un’opera di ristrutturazione – che ospitano i preti smarriti. Preghiera e psicoterapia per cercare di gestire coscienze complesse. Un compito arduo, come prova la vicenda di don Bastoni, allontanato dall’Umbria, curato in Trentino, preso ’in prova’ da Ascoli Piceno e ora ’cacciato’ nuovamente, stavolta proprio a Città di Castello.

Con l’avvio dell’indagine a carico di padre Bastoni da parte della procura di Ancona, la Diocesi di Ascoli Piceno ha scritto una nota spiegando di averlo prima "accolto in prova su richiesta del Superiore Generale della Congregazione dei Figli dell’Amore misericordioso (di Collevalenza, ndr) cui appartiene, e ora di averlo allontanato in seguito alla ’depressione maggiore unipolare che gli ha provocato un grave squilibrio mentale, umano e umorale che si è manifestato in comportamenti che hanno attirato una indagine da parte delle autorità competenti". "Da questo momento in poi ogni comunicazione o richiesta di informazioni andrà rivolta alla sua Congregazione di provenienza". Contattato da ’La Nazione’, il superiore generale padre Aurelio Perez non ha voluto parlare facendo dire dalla centralinista della ’Casa del Pellegrino’ di Collevalenza (senza conoscere il motivo della chiamata) di essere in riunione e di non avere comunque niente da dire. Chi, con grande serenità accetta di spiegare è il vescovo di Città di Castello, monsignor Domenico Cancian, da cui formalmente dipende Villa Sacro Cuore, il quale non vuole che sulla struttura si generalizzi o si alzi un polverone, a suo avviso, ingiustificato.

"A Villa Sacro Cuore vengono recuperate persone in difficoltà, in questo caso i preti – racconta –. E’ una struttura che funziona secondo i canoni della legge civile ed ecclesiastica. Le autorità sanno tutto e, finora, ha tutto funzionato bene con riscontri positivi, poi se ci fosse qualcosa che non va – e a me non consta – vedremo. Ma non abbiamo mai avuto segnalazioni specifiche o fatti di cui preoccuparsi, solo incoraggiamenti. Tutti sbagliamo nella vita e noi cerchiamo di aiutarli nel modo corretto. Parlarne troppo – aggiunge il vescovo – viola la privacy di queste persone". Quanto alla situazione di don Bastoni, monsignor Cancian si limita a dire che "c’è un’indagine in corso".