"Una sconfitta del sistema che altera gli equilibri"

Il Garante dei Detenuti, Giuseppe Caforio: "Occorre una task force di supporto per ospiti e agenti". La furia dei sindacati. Il Sappe: "Intervento tempestivo".

"Una sconfitta del sistema  che altera gli equilibri"
"Una sconfitta del sistema che altera gli equilibri"

"Il suicidio di un detenuto è una sconfitta del sistema e getta scompiglio psicologico fra i detenuti e fra gli agenti penitenziari alterando i delicati equilibri dell’intera comunità carceraria": lo sostiene il Garante dei detenuti dell’Umbria, avvocato Giuseppe Caforio, che commenta il suicidio di Xhaferr Uruci, il secondo dall’inizio dell’anno nel carcere di vocabolo Sabbione. "Deve essere motivo di riflessione e non di facili conclusioni. Le carceri umbre e segnatamente quello di Terni stanno vivendo un momento delicato dovuto almeno a tre fattori concomitanti: ci sono circa 550 detenuti a fronte di una capienza prevista per 450, di cui 150 con problematiche psichiatriche serie con molti di loro incompatibili con la carcerazione. Poi le gravi carenze di organico nella polizia penitenziaria con Terni che ha il rapporto più deficitario tra numero di detenuti e agenti penitenziari. E carenze sanitarie specie di psicologi e psichiatrici". "Encomiabile – sottolinea ancora il Garante dei detenuti, Caforio – in questo contesto è il lavoro della polizia penitenziaria che con abnegazione e umanità spesso si sostituisce al personale sanitario. Per arginare l’attuale contesto occorre una task force di psicologi e psichiatri che possa essere di supporto in una sorta di burn out ai detenuti e agli agenti penitenziari fortemente provati da eventi come quelli dei suicidi e dell’auto lesionismo".

La UilPa parla di "pena di morte di fatto". "È una carneficina che si ha il dovere di fermare – sottolinea il segretario generale del sindacato, Gennarino De Fazio –. Sovraffollamento detentivo, deficienze organizzative, strumentazioni e tecnologie inadeguate e organici carenti per tutte le figure professionali, solo alla Polizia penitenziaria mancano 18mila unità, troppo spesso si traducono nell’inflizione della pena di morte di fatto. Servono misure emergenziali e parallele riforme strutturali".

"Purtroppo il pur tempestivo intervento dell’agente di servizio non è servito a salvare l’uomo – spiega Fabrizio Bonino, segretario per l’Umbria del Sappe –. La morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato". Per Donato Capece, segretario generale dello stesso sindacato "la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Chiedo al Ministro della Giustizia Carlo Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese. E’ necessario prevedere un nuovo modello custodiale". Sono necessarie, conclude Capece "nuove assunzioni nel Corpo di polizia penitenziaria, corsi di formazione e aggiornamento professionale, nuovi strumenti di operatività come il taser, kit anti-aggressioni, guanti antitaglio, telecamere portatili".