Uccise il marito, condannata a sei anni e mezzo

Riconosciute a Maria Grazia Fioriti tutte le attenuanti per il calvario vissuto a causa delle sopraffazioni e delle violenze del coniuge

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Perugia, 24 settembre 2021 - Sei anni e mezzo. E’ la pena alla quale è stata condannata Maria Grazia Fioriti, reo confessa dell’omicidio del marito, Enzo Angelo Bei, colpito con una coltellata mortale alla giugulare nel pomeriggio del 27 marzo del 2019, nella loro abitazione di Gubbio. Alla donna sono state riconosciute tutte le attenuanti, per il calvario che è stata costretta a vivere nei cinquant’anni di matrimonio. Dalle parole ascoltate ieri mattina in aula (sul banco dei testimoni il figlio della coppia, l’ex nuora e un amico di famiglia) è emerso un quadro di sopraffazioni e umiliazioni, di violenza fisica e psicologica che la donna era quotidianamente costretta a sopportare da parte del marito.

"Soffriva due volte – ha detto il pubblico ministero, Manuela Comodi nel corso della discussione finale – per sé e per il figlio", che come lei era costretto a subire continui atti di prepotenza. Il pm, che subito dopo i fatti ha raccolto la testimonianza della Fioriti, ha chiesto per la donna una condanna a 9 anni e quattro mesi, riconoscendole le attenuanti della “provocazione“ ( l’aver agito in stato di ira, determinato da un fatto ingiusto altrui) e il vizio parziale di mente, relativo al raptus omicidiario maturato dopo l’ennesima lite e l’ennesima prevaricazione. Perché durante il pranzo di quel maledetto mercoledì di due anni fa, Enzo Angelo Bei aveva  aggredito verbalmente la moglie, di nuovo, dopo una semplice richiesta della donna. E prima di andare a letto (dove si è consumata l’aggressione mortale) aveva minacciato la Fioriti urlandole "Quando starò meglio ti piglierò per il collo". L’ennesima violenza verbale, in una vita fatta anche di botte: in aula, ieri, è emerso che la donna è stata picchiata pure durante la gravidanza. E un amico di famiglia ha raccontato alla Corte d’Assise (presidente Narducci) di un compleanno di Maria Grazia, quando lui e sua moglie l’avevano trovata in lacrime mentre rassettava la cucina, dopo l’ennesima esplosione d’ira di Bei, che le era costata anche un labbro spaccato.  

Un calvario, durato cinquanta lunghissimi anni, taciuto per pudore e sopportato da Maria Grazia Fioriti (impiegata alle Poste, stimata e apprezzata da tutti, anche per i suoi modi garbati) per amore della famiglia e del figlio. Oltre alla provocazione e al vizio parziale di mente, la Corte ha accolto anche le attenuanti generiche richieste dalla difesa, sostenuta dagli avvocati Luigi Santioni e Claudio Fiorucci, che avevano chiesto la "pena più mite" per la loro assistita. "I giudici – sottolineano i due legali – hanno tenuto conto dell’inferno che la signora Fioriti e suo figlio hanno vissuto per cinquanta lunghissimi anni".

 

Annalisa Angelici