Tragedia di Norcia, clamorosa svolta. Lele ucciso da una sfida mortale

Tra i ragazzi un gioco a suon di pugni. Gli amici incitavano: ‘Daje’

Emanuele Tiberi, tecnico del suono, morto a Norcia il 27 luglio

Emanuele Tiberi, tecnico del suono, morto a Norcia il 27 luglio

Spoleto, 4 dicembre 2018 - E’ stata una sfida, un 'gioco' a chi colpiva più forte, rivelatosi purtroppo letale, a uccidere Emanuele Tiberi la notte del 29 luglio scorso all’esterno della Vineria di Norcia. Il giovane venne colpito da Cristian Salvatori, 33 anni, con un unico pugno al volto che lo fece crollare a terra, uccidendolo. Lo provano non solo le testimonianze degli avventori del locale che incitavano i due a colpirsi (‘Daje, daje’), ma anche una consulenza tecnica fatta eseguire dal pm Vincenzo Ferrigno della Procura di Spoleto, in cui sono state estrapolate dai telefonini dei presenti alcune sequenze di un omicidio preterintenzionale in ‘diretta’, circolate nelle chat di amici e conoscenti con la dettagliata ricostruzione dei fatti.

Dai racconti in chat e dai frame dei video emerge che Tiberi e Salvatori si stavano sfidando. Il primo diede uno schiaffo con il dorso della mano al contendente; l’altro rispose con un pugno che mandò a terra il trentenne, facendogli sbattere violentemente il capo. Adesso, a sei mesi dalla tragedia di Norcia, è il tribunale del Riesame di Perugia a dover decidere sull’appello proposto dai difensori dell’indagato – avvocati David Brunelli e Francesco Crisi – contro il rigetto della richiesta di scarcerazione. Nelle settimane scorse, all’esito delle indagini dei carabinieri, la difesa aveva sollecitato al gip Federica Fortunati la revoca della misura cautelare o, in alternativa, di concedere a Salvatori i domiciliari a fronte della volontà del giovane di sottoporsi a un percorso di recupero. Istanza alla quale aveva dato parere favorevole lo stesso magistrato inquirente. «La richiesta di revoca non può ritenersi meritevole di accoglimento, atteso che il grave quadro indiziario emerso a carico del prevenuto e le esigenze cautelari evidenziate nell’ordinanza applicativa della misura in corso di esecuzione, appaiono tutt’ora esistenti», anche «in considerazione della personalità aggressiva e violenta dimostrata dall’indagato, il quale potrebbe, in un ambiente comunitario, reiterare condotte violente analoghe a quelle già perpetrate... ».

Valutazione ritenuta errata dalla difesa, che ha sottolineato – ai giudici dell’appello cautelare – la circostanza del ‘gioco’, seppur maledetto, e la condotta successiva alla tragedia dell’indagato. La circostanza della sfida/gioco cancella – secondo la difesa – la valutazione di un ragazzo con impulsi aggressivi e incontrollabili. Inoltre Salvatori ha offerto, con uno scritto ai familiari del giovane, la disponibilità al risarcimento dei danni e ha manifestato di voler perseguire un percorso rieducativo in una comunità dedita al reinserimento sociale, mediante un programma correzionale. «Questo – dicono i difensori – in conformità al principio sancito dall’articolo 27 della Costituzione: l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato». Adesso saranno i giudici del tribunale a valutare la vicenda che ha sconvolto la piccola e già ferita città di Norcia.