Terremoto, il vescovo: "Ridate casa agli sfollati, hanno una dignità come i migranti"

Parla monsignor Renato Boccardo, della diocesi di Spoleto-Norcia, nell'anniversario del sisma che colpì l'Umbria

Monsignor Boccardo

Monsignor Boccardo

Spoleto, 23 agosto 2019 - "Non c'è differenza tra migranti e terremotati, anche questi ultimi hanno una dignità". La frase è del vescovo di Spoleto e Norcia, monsignor Renato Boccardo, a tre anni dal terremoto che sconvolse l'Umbria, oltre a Marche, Lazio e Abruzzo. La notte del 24 agosto 2016 un sisma sconvolse l'Italia centrale. Furono nel complesso 299 i morti. Una tragedia che ancora oggi segna l'Umbria, dove la ricostruzione è ancora una chimera e dove vanno a rilento le operazioni per ricominciare una vita normale. 

«Voglio sperare che il nuovo governo, indipendentemente dal colore e dagli orientamenti, sappia porre la questione del terremoto tra le sue più urgenti priorità», dice Boccardo, presidente della Conferenza episcopale umbra. 

Il presule ha sottolineato come «si erano riposte molte speranze nelle promesse e nelle assicurazioni ricevute dai diversi livelli istituzionali circa il ritorno nelle case e la ricostruzione». «A tutt'oggi - ha aggiunto - la realizzazione di queste promesse rimane vaga e viene ritardata da incomprensibili intoppi burocratici». Mons. Boccardo ha quindi fatto riferimento alla Basilica di San Benedetto a Norcia. «Sbandierata da molti come icona di questo terremoto - ha sottolineato -, ma ancora occupata dalle macerie, così come la cattedrale di Santa Maria e tutte le altre chiese, le tante case e gli edifici pubblici».

Erano le 3.36 della notte del 24 agosto quando la prima scossa, di 6 gradi Richter, sconvolse Accumoli, in provincia di Rieti, nel Lazio. Si susseguirono scosse terribili, come quella di 5.3 gradi Richter che alle 4.33 colpì Norcia, in Umbria, dove oltre alle case la distruzione colpisce appunto anche la basilica di San Benedetto, un luogo religioso che diventa simbolo. Nuove scosse arriveranno poi il 26 e 30 ottobre, con altri gravi danni e tante persone fuori casa. Non si registrarono in quel caso vittime. 

Le difficoltà della ricostruzione di vedono tutt'oggi, nelle tante macerie e nei tanti segni ancora profondi, nelle ferite lasciate dal terremoto. Come quelle di Castelluccio di Norcia, storico paese famoso nel mondo per la fioritura colorata delle lenticchie. Un luogo incantato che fu distrutto dal sisma e che oggi cerca con tanta speranza e volontà di ripartire, attirando di nuovo i turisti.