MICHELE BIANUCCI
Cronaca

"Specializzandi? No, tappabuchi". Ospedale di Perugia, ematologia e geriatria nel mirino

Dal questionario dell’osservatorio ministeriale, il 100% dei giovani medici che opera nei due reparti denuncia di lavorare oltre le ore previste dal contratto di formazione

Una delle proteste degli specializzandi dell’Università di Perugia

Una delle proteste degli specializzandi dell’Università di Perugia

Perugia, 30 aprile 2022 - La domanda è molto chiara: "Lei di norma riesce a rispettare l’orario previsto del suo contratto di formazione specialistica?" E la risposta fornita dagli specializzandi dei reparti di Ematologia e Geriatria dell’ospedale di Perugia altrettanto netta: "no". E questo nel 100% dei casi, mentre l’86% delle risposte negative sono arrivate da Medicina Interna. Sono questi alcuni dei risultati emersi dal questionario di valutazione di 165 scuole di specializzazione in tutta Italia, elaborati dall’osservatorio nazionale di Specializzazione Medica e resi noti dall’Associazione liberi specializzandi (Als).

Risultati che riguardano dunque anche l’Umbria e che confermano il grande disagio che vivono i giovani medici con l’esplicita denuncia di fungere da "tappabuchi" nei reparti ospedalieri. Al punto che c’è anche chi ha lasciato la scuole, come accaduto recentemente nel reparto di Ematologia del Santa Maria della Misericordia, dove uno degli specializzandi ha abbandonato proprio per l’eccessivo carico di lavoro, non solo per le troppe ore in reparto, ma anche per lo stress mentale. Insomma, la situazione è complessa, come ha anche denunciato da queste colonne il segretario regionale del sindacato della funzione pubblica Fp-Cgil, Tatiana Cazzaniga, rappresentando proprio che per gli specializzandi non vengono fatti i concorsi di assunzione e che molti giovani scelgono altre regioni proprio per avere un contratto certo, una retribuzione più alta e un’organizzazione migliore.

L’associazione liberi specializzandi, proprio in seguito ai risultati emersi dall’indagine, ha annunciato l’invio dei una Pec alle Università (compresa quella di Perugia) "per richiedere l’accesso agli atti dei cartellini ed appurare che non ci siano irregolarità: abbiamo tutto il diritto di farlo – spiegano i rappresentanti – in quanto siamo membri di diritto dell’osservatorio . E quelle risposte gli specializzandi non le hanno fornite a noi, ma in un questionario ministeriale da noi fortemente voluto e realizzato".

"Se qualche Università si opporrà – ammonisce l’Als – e se dai cartellini appureremo che in una delle suddette scuole si sforano le 48 ore settimanali, denunceremo i direttori di Scuola alla Procura della Repubblica e all’Ispettorato del Lavoro". Il contratto prevede infatti un minimo di 38 ore settimanali (di cui sei di lezione) fino a un massimo di 48.

E’ il caso, tra l’altro, di ricordare che nel pre-accordo della convenzione sulla sanità firmato dieci giorni fa da regione dell’Umbria e università di Perugia c’è proprio un capitolo dedicato alla questione, in cui si ricorda che gli specializzandi dovranno ruotare tra le due aziende e le altre strutture, comprese quelle private accreditate; "il loro lavoro però non dovrà essere utilizzato per tappare i buchi negli organici – recita il testo –, visto che l’obiettivo principe è quello dell’apprendimento".