REDAZIONE UMBRIA

Sequestrata falsa opera di Burri. La fa scoprire un collezionista

La Fondazione smaschera un bozzetto contraffatto del ’Grande Cretto’. E i Carabinieri lo portano all’università

L’immagine della falsa opera di Burri sequestrata dai Carabinieri

L’immagine della falsa opera di Burri sequestrata dai Carabinieri

Era stato consegnato alla Fondazione Albizzini da un privato per chiederne il rilascio dell’autenticità, in realtà quel Grande Cretto di Burri si è poi rivelato un falso. Ora è stato posto sotto sequestro e consegnato al "Laboratorio sul Falso" dell’Università Roma Tre da parte del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Perugia. L’opera materica dal titolo "Grande cretto nero G9" era falsamente attribuita all’artista tifernate Alberto Burri ed era stata presentata, nel novembre del 2022, da parte di un privato collezionista, alla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri con richiesta di rilascio della dichiarazione di autenticità.

Nel quadro c’era la firma visibile sul lato destro del retro e anche un’etichetta con la seguente dicitura: "Bozzetto per il Grande Cretto nero G9 – 1975 / collezione privata Città di Castello", particolare che evidentemente aveva fatto intendere al detentore di avere fra le mani un pezzo "originale". Fin da subito però la realizzazione materica ha suscitato nella commissione esaminatrice molte perplessità, soprattutto per gli aspetti tecnico-stilistici. Oltre alla visione diretta e alla consultazione del consistente archivio documentale dell’artista, detenuto e gestito dalla stessa Fondazione, vista l’assenza di qualsiasi informazione o riferimento al manufatto specifico, questo è stato giudicato "non riconducibile alla produzione artistica di Burri". Insomma l’opera è stata dichiarata inequivocabilmente falsa. In seguito all’esito della verifica, così come avviene per ogni richiesta di autentica non approvata, sono stati informati i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Perugia, competenti per la Regione Umbria.

L’opera è stata dunque posta sotto sequestro per tutelare l’immagine e il valore del grande patrimonio artistico realizzato da Burri. Dopo aver raccolto la denuncia per contraffazione formalizzata dai responsabili della Fondazione Burri, gli investigatori hanno riferito alla Procura della Repubblica perugina che ha emesso un provvedimento di sequestro per evitarne la sua re introduzione sul mercato dell’arte. A conclusione della vicenda, il giudice per le indagini preliminari, in alternativa alla distruzione dell’opera contraffatta, che in questi casi interviene proprio per togliere dal commercio il prodotto falso, ne ha disposto il conferimento per motivi di studio e catalogazione al "Laboratorio sul Falso" dell’Università di Roma Tre sulla base di un protocollo di collaborazione con il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.