
"Francesco Piselli mi ha consegnato 15mila euro in contanti per la progettazione della cava di San Marco. Per l’impianto di Lidarno la famiglia (Piselli) aveva problemi per la gestione dei rifiuti. L’Arpa si era opposta ritenendo che ci fossero problemi di esondabilità". E’ uno stralcio dell’interrogatorio davanti al gip Valerio D’Andria di Federico Bazzurro, funzionario del Servizio sostenibilità ambientale della Regione Umbria, difeso dagli avvocati Nicola Di Mario e Amedeo Centrone – arrestato per corruzione perché ritenuto ’a libro paga’ di vari imprenditori del settore –, a inguaiare il figlio del più noto Paolo Piselli (indagato e assolto in Appaltopoli) e attuale vicepresidente del settore laterizi di Confindustria. Venerdì Piselli, indagato per corruzione, difeso dall’avvocato Giuseppe Berellini, si è presentato davanti al pm Mario Formisano, titolare dell’indagine svolta dai carabinieri forestali, per provare a ’chiarire’ la sua posizione.
L’imprenditore ha risposto alle domande per tre ore e ha detto di non saper quantificare esattamente le somme corrisposte nel tempo a Bazzurro, geologo suo amico, conosciuto ai tempi del comune lavoro alla studio Demetra di Luciano Blois. Piselli ha sostenuto di non aver mai pagato per forzare la mano sulle autorizzazioni per le cave (sia quelle di Piselli che di Marinelli, a sua volta socia della Piselli e di cui Francesco era progettista principale) ma di aver aiutato Bazzurro anche perché quest’ultimo si trovava spesso in difficoltà economica. Quanto al cellulare intestato alla Piselli che Bazzurro utilizzava – secondo l’accusa – per sfuggire ad eventuali controlli delle forze dell’ordine, l’imprenditore ha rincondotto l’utilizzo al semplice ’prestito’ di un telefonino con scheda aziendale avvenuto nel corso di un incontro conviviale. Piselli ha inoltre negato di aver intascato parte della ’mazzetta’ consegnata da Marianna Marinelli, colta in flagrante davanti alla farmacia di San Marco dopo aver consegnato la bustarella con 3mila euro avvolta in una sciarpa.
L’imprenditrice, assistita dall’avvocato Franco Libori, ha spiegato di aver pagato 15mila euro per il progetto per l’autorizzazione ad utilizzare l’esplosivo nella cava di Monticchio e di essersi ’appoggiata’ proprio a Piselli che la indirizzò al funzionario regionale: "Piselli mi ha detto che si sarebbe appoggiato a Bazzurro e sin dall’inizio mi fu detto che avrei dovuto corrispondere una somma a Bazzurro quantificata in 15mila euro" ma "non sono in grado di dirvi se vi sia stata una suddivisione di denato tra i due". "E’ vero che Bazzurro enfatizzava il suo ruolo nella definizione del procedimento ma tengo a precisare – ha aggiunto – di aver corrisposto il denaro non per essere favorita nella definizione del procedimento ma per la redazione dei progetti".
Tutti gli indagati negano l’atto contrario ai doveri d’ufficio che presuppone il più grave reato di corruzione (il 319, contestato dalla procura ma non accolto al momento del gip in attesa della verifica sulla legittimità o meno delle autorizzazioni) ma gli investigatori sono a caccia di elementi non solo sulle procedure di Piselli, Marinelli e Cave di Fabriano e Gualdo (ex Mancini) anche su altre procedure di estrazione a Spoleto e Orvieto. Mentre accertamenti sono in corso anche sul ruolo avuto proprio nella questione Mancini sia in comune a Gualdo Tadino che presso l’ufficio di Vigilanza che – secondo l’accusa – avrebbe dovuto vigilare sulle condizioni necessarie a proseguire l’attività a Pian delle Quaglie, nonostante la società non avesse i requisiti tecnico-economici necessari.
Sentiti come persone informate sui fatti i dirigenti regionali del Servizio, Simone Padella e Fabrizio Piergiovanni. Su Monticchio, autorizzata alla tecnica di abbattimento con esplosivo Padella ha spiegato: "Il progettista principale era Piselli, furono espressi dubbi da parte di Arpa nella fase di assoggettabilità a Via che chiarì la necessità di un numero superiore di misurazioni e monitoraggi. Per quanto riguarda la mia Sezione tali osservazioni non erano condivise. Le ulteriori misurazioni hanno fatto sì che Arpa rilasciasse parere positivo in sede di Paur. Tutto il mio lavoro svolto nella parte specifica viene mandato al servizio Via che è l’autorità competente al rilascio. Io ho tenuto rapporti con quell’ufficio in particolar modo con Bazzurro".
Erika Pontini