Sanità, quegli appalti addomesticati Erano affari di famiglia (e di politica)

Favori agli imprenditori in cambio dell’assunzione di un parente. O per assecondare qualche ’uomo di partito’. Ecco cosa emerge dall’inchiesta della procura, che vede indagate venti persone

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Affari e favori. Gli appalti per i servizi tanto di pulizie che di fornitura di camici per il personale dell’Azienda ospedaliera di Perugia come per l’Usl Umbria 1 sono il cuore dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Perugia, che ha chiuso le indagini notificando il provvedimento a 20 indagati. Una vicenda che appare in alcune circostanze come un affare di famiglia. Posti di lavoro in cambio di un aiuto per ottenere l’appalto, per prorogare la fornitura senza correre il "rischio" che qualcun altro potesse fare un’offerta, tantomeno più vantaggiosa.

Ricostruiscono i pm Mario Formisano e Paolo Abbritti, per esempio, che Patrizia Valentinucci , in qualità di componente della commissione giudicatrice della procedura ristretta indetta a scadenza della precedente fornitura e direttore esecutivo del contratto per l’Usl 1 nonché membro per la redazione del capitolato tecnico della gara centralizzata dell’affidamento dell’appalto di pulizia, tra il 2017 e il 2018 avrebbe redatto il capitolato d’intesa con Lucio Scarponi e Vitale Reno. Il primo era vicepresidente e poi amministratore delegato di Servizi Associati, il secondo responsabile commerciale. Proprio con loro ci sarebbero stati incontri nella sede della azienda, per arrivare, sempre secondo l’accusa, a compilare insieme anche la domanda di gara. Questo, sottolineano ancora gli inquirenti, perché i figli della donna erano alle dipendenze della società stessa. La stessa Valentinucci, sempre secondo l’accusa, avrebbe violato i suoi obblighi giuridici di direttore esecutivo del contratto di fornitura stipulato con Servizi Ospedalieri, omettendo di segnalare diverse adempienze nelle forniture di divise e biancheria, anche al covid hotel realizzato a Deruta nel 2020. Anche in questo caso, come contropartita ci sarebbero stati assunzioni e trasferimenti desiderati. Con Valentinucci, sono indagati per corruzione Silvano Mei ed Ennio Ruggieri, rispettivamente direttore promozione e sviluppo e responsabile logistica. Per l’ipotesi di inadempimento contrattuale Christian Calvi, Massimiliano Aniello De Marco, Fabio Luppino, Silvano Mei ed Ennio Ruggieri. Serena Zenzeri, che ricopriva il ruolo di responsabile della direzione Economato dell’Azienda ospedaliera di Perugia, per la procura, avrebbe avallato la proroga contratto di fornitura della stessa società per 36 mesi contro i 6 di proroga previsti per legge. Un totale di oltre 19 milioni di euro di appalto. Senza autorizzazione della direzione dell’Azienda sanitaria, inoltre, avrebbe disposto un incremento del canone di oltre 140mila euro, fissando a cifre superiori anche i canoni successivi. Un illecito commesso, per l’accusa, in cambio di un posto di lavoro per un familiare.

E se non si trattava di "affari di famiglia", ricostruisce ancora la Procura, sarebbero stati "affari di politica". Nel novembre 2015, ricostruiscono gli investigatori, la procedura ristretta per l’affidamento del servizio di lavanologgio e ricondizionamento di dispositivi tessili e superfici antidecubito di aziende sanitarie e ospedaliere dell’Umbria, Roberto Bacchetta (presidente commissione giudicatrice), Carlo Nicastro (segretario), Tullio Coccoli e Susanna Sodo (componenti della commissione), avrebbero alterato la gara, fornendo informazioni riservati alla società Sogesi e modificandone il punteggio, facendola risultare vincitrice perché, evidenziano i magistrati, per assecondare indicazioni ricevute da esponenti politici. Tra gli indagati risultano anche l’allora direttore generale dell’Azienda ospedaliera, Emilio Duca, per alcuni episodi di presunta turbata libertà dell’incanto, e l’allora direttore sanitario, Diamante Pacchiarini (un episodio). La parola ora passa alla difesa.