’Sanità, causato un danno da 5,5 milioni di euro’

"Reiterate e illegittime proroghe di contratti d’appalto". La Corte dei conti condanna nove persone tra dirigenti ed ex dirigenti

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Un danno da 5,5 milioni di euro. È quello che, secondo la sentenza della Corte dei conti dell’Umbria, 9 dirigenti ed ex dirigenti della sanità regionale avrebbero provocato con "reiterate ed illegittime proroghe di contratti per il servizio di lavanolo e di sterilizzazione dell’appalto" sottoscritti, nel corso di più anni, tra Aziernda ospdaliera di Perugia e l’Asl Umbria 1 con la società Sogesi. Per effetto di tali numerose proroghe dei contratti del 30 giugno 2008 e del 25 febbraio 2009, l’azienda, ricostruisce ancora la Corte dei conti sulla scorta delle contestazioni della Procura regionale, avrebbe gestito il servizio fino al 2021, anche grazie a due contratti ponte. Il danno, secondo la ricostruzione dell’accusa, si sarebbe verificato perché, con la proroga, Azienda ospedaliera e Asl Umbria 1 avrebbero continuato a pagare un prezzo superiore a quello che avrebbero potuto sostenere se fosse stata effettuata una procedura comparativa "che, se tempestivamente portata a termine ed attuata, avrebbe consentito notevoli risparmi di spesa". "Non c’è dubbio – rileva la sezione giurisdizionale della Corte del conti per l’Umbria – che le attività di programmazione, progettazione e ideazione a monte, e quella di effettiva realizzazione della nuova procedura ad evidenza pubblica a valle, siano state gravemente carenti e insufficienti". Di conseguenza, queste modalità di gestione "hanno determinato un rilevante pregiudizio alla finanza pubblica relativa al servizio sanitario regionali". Insomma per i giudici i dirigenti non avrebbero provveduto a organizzare in tempi utili le procedure necessarie a una nuova assegnazione dell’appalto del servizio in scadenza. Procedendo con proroghe, ritenute illecite, il servizio ha continuato ad avere lo stesso costo, senza lasciare spazio alla libera concorrenza.

La sezione giurisdizionale, dopo aver valutato anche le tesi difensive, ha condannato, per cifre risarcitorie differenti che vanno dagli 875mila ai 200mila euro, Manuela Pioppo, Diamante Pacchiarini, Carlo Nicastro, Walter Orlandi, Emilio Duca, Maurizio Valorosi, Pasquale Parise, Doriana Sarnari e Andrea Casciari.