"Rischio usura, punti di ascolto in tutta l’Umbria"

Il presidente della Fondazione Cardella: "Ci saranno esperti pronti ad aiutare chi si trova in cattive acque. Sarà un autunno difficile"

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di Donatella Miliani

Secondo un recente studio della Cgia di Mestre, sono 3.246 le imprese umbre a rischio usura. Si tratta per lo più di aziende artigiane, attività commerciali o piccoli imprenditori che sono “scivolati” nell’area dell’insolvenza e, conseguentemente, sono stati segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Una “schedatura” che preclude a queste attività di accedere a un nuovo prestito del sistema bancario, rischiando, molto più degli altri, di chiudere o di finire preda degli usurai o dei circuiti del riciclaggio di denaro ’sporco’. Perugia in particolare è messa peggio di Terni: a rischio nel capoluogo è l’1,6% delle imprese (2.327) con la città che è undicesima in Italia. Un dato allarmante che rischia di aggravarsi in autunno quando il caro-energia complicherà ulteriormente le cose. "È così – conferma il presidente della Fondazione contro l’usura dell’Umbria Fausto Cardella (nella foto) –. I dati coincidono con la nostra percezione di prevenzione. Sono proprio le piccole imprese artigiane ad incontrare le maggiori difficoltà. La pandemia prima e le conseguenze della guerra poi hanno generato una grave crisi che ha fatto lievitare i costi di gestione oltre ad aver frenato i consumi".

Il nodo è l’accesso al credito.

"Esatto. I criteri per l’erogazione del credito sono, giustamente forse, molto difficoltosi e restrittivi. Ed è qui che noi possiamo intervenire garantendo e quindi agevolando tale accesso. Certo, le nostre disponibilità sono quelle che sono, ma se interveniamo subito, all’insorgere del problema riusciamo ad essere efficaci. In questo contesto va iscritto l’accordo stipulato con Gepafin del presidente Campagna".

Dopo un’iniziale ripresa sulla spinta del Superbonus ora a rischiare molto sono anche le imprese edili.

"Il fatto è che i fondi stanziati, che all’inizio hanno fatto aumentare il pil, sono destinati a finire. Noi possiamo fare poco o niente, come nei confronti di chi specula".

Torniamo al caro-bollette. La Fondazione anti-usura ha aiutato molte imprese ma anche famiglie umbre.

"L’aumento dell’energia è devastante. Per sostenere chi era in difficoltà già la scorsa primavera abbiamo erogato circa 120mila euro. Fondi distribuiti dopo le necessarie verifiche, solo a residenti in Umbria, in base al reddito Isee e con un tetto massimo di 1200 euro a caso. Un piccolo aiuto che ha consentito comunque a molti di continuare a riscaldarsi".

Chi sono stati i beneficiari?

"Un centinaio di famiglie tra Perugia e Terni. Qualche straniero, ma soprattutto italiani. La velocità d’azione che la Fondazione ha rispetto ai tempi della burocrazia che la pubblica amministrazione deve rispettare, ci ha permesso di attivarci e di essere subito operativi".

Che succederà in autunno quando i rincari saranno ancora più pesanti?

"Ci stiamo attrezzando per fornire risposte direttamente nei territori. Grazie alla sinergia con i comuni, le diocesi, i sindacati e i frati di Assisi a breve verranno aperti dei punti di ascolto della Fondazione nelle varie località. Foligno, Spoleto e Preci saranno le prime. L’ascolto è importantissimo. L’assistenza della Fondazione non è solo economica. Noi mettiamo le persone in contatto con i nostri esperti che sono in grado di dare consigli anche nella gestione dei conti. Persone disponibili e competenti pronte ad aiutare chi è in difficoltà. Si apre un dialogo che poi continua".

Quali sono i vostri limiti?

"La Fondazione è stata istituita trent’anni fa. Da allora il mondo è cambiato radicalmente. Stiamo cercando di organizzare un convegno con l’aiuto dei nostri soci pubblici e privati per discutere le modifiche di questa legge non più adeguata rispetto ai tempi".

Qual è la storia che l’ha colpita di più da quando è a capo della Fondazione?

"Quella di un imprenditore agricolo che per 30mila euro si era visto bloccare il parco mezzi. Finito il lockdown non riusciva a riprendere il lavoro. Gli avrebbero restituito i mezzi necessari solo ad ottobre col rischio di dover chiudere bottega. Grazie al nostro intervento il leasing è ripartito e ha potuto riprendere la sua attività e il ciclo produttivo. A volte ci sono persone che per poche migliaia di euro rischiano di affogare e di non risollevarsi più. E’ proprio qui che la Fondazione diventa determinante. Soprattutto se riusciamo a intervenire appena i problemi insorgono".