Reagire al sisma si può. Anche con un diploma

Norcia sei anni dopo: Mario Dell’Orso, lo studente che nel 2016 aveva cambiato scuola per aiutare la famiglia, ha preso la Maturità

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Sei anni dopo, dopo la violenta scossa di terremoto che nel cuore della notte, alle 3.36 del 24 agosto 2016, danneggiò irreversibilmente l’agriturismo ‘Il margine’ di proprietà della famiglia Dell’Orso – quattro generazioni di allevatori aggrappati alla terra feconda e amara della Valnerina – il figlio maggiore di Nunzio, il diciannovenne Mario, si è diplomato, piazzandosi, con 86100, tra i primi cinque della sua classe. All’epoca, quando la terra ha tremato e i sismografi hanno registrato 6 di magnitudo, Mario frequentava il primo anno del Liceo Scientifico di Cascia. E’ stato allora, alla vista delle campagne ferite, come gigantesche cicatrici nere, che tra le lacrime ha chiesto al padre di cambiare scuola. Non più equazioni e radici quadrate, teoremi e coefficienti ma qualcosa di concreto e immediatamente spendibile che lo aiutasse a ricostruire l’azienda familiare, quattordici posti letto e un ristorante con ventotto coperti, svaniti in una manciata di secondi.

È stato allora che Mario, appena quindicenne, è diventato adulto. Ha varcato il cancello dell’Istituto Tecnico Economico di Foligno, quaranta chilometri da casa sua, e si è iscritto all’Indirizzo Turistico della scuola. Da quel giorno sono trascorsi sei inverni e sei estati e lui ha mantenuto la sua promessa, dedicandosi con serietà e impegno alla geografia e all’economia, al turismo aziendale e alle lingue. Ma l’agriturismo, un vecchio casolare in tufo devastato dai colpi inferti dal sisma più potente mai registrato in Italia dall’Ottanta, non è ancora agibile, le stalle non sono state ancora ricostruite e il bestiame (settanta pecore e una decina di maiali di cinta senese) è ricoverato in fienili di fortuna. "Senza certezze anche la ricostruzione della casa familiare per riedificare la quale non è stata ancora posta nemmeno una pietra", dice il giovane Dell’Orso, stringendosi nelle spalle. Accanto alla casa colonica abbandonata, con le imposte squassate dai singulti della terra e le crepe passanti a croci inclinate a deturparne la facciata, la famiglia Dell’Orso ha collocato la nuova sede dell’attività, per ora solo di ristorazione, riconvertendo una vecchia struttura adibita a stoccaggio per le balle di fieno e di foraggio. Sessanta posti a sedere, tra quelli interni e quelli all’aperto.

Sullo sfondo si staglia il prefabbricato in lamiera in cui vive la famiglia Dell’Orso dal 2016 in poi. Qui, chiusi tra le quattro pareti di lamiera zincata del Mapre (Modulo Abitativo Provvisorio Rurale d’Emergenza), la normalità è ancora lontana. Anche per un ragazzo come Mario. Che, nonostante tutto, non ha smesso di coltivare i suoi sogni. Quello sportivo, in primis. Da calciatore professionista. Difensore, per la precisione. Uno che le botte le sa prendere, anche quelle della vita. Uno che si rialza sempre e lotta fino in fondo. Così, in attesa di iscriversi all’Università, alterna le sue giornate tra i campi di calcio e i boschi di rovere e di cerro. Tra gli impianti sportivi, dove si allena tutti i giorni con la squadra del Foligno Calcio, e i campi di lenticchie e di roveia, che tingono il paesaggio di rosso e di azzurro durante la Fioritura.

"Il futuro è ricostruire tutto, tornare al prima", dice. "Anzi no, raggiungere qualcosa di meglio, qualcosa di solido, di duraturo", si corregge con un sorriso. Qualcosa che resti in piedi, a dispetto degli scossoni del suolo.