’Mantide’ delle rapine, il sospetto: drogati dai pasticcini

Testimonia la tossicologa Paola Melai che ha analizzato i dolcetti sequestrati dalla polizia dopo il ricovero di uomini in ospedale

L’avvocato Luigi Grafas

L’avvocato Luigi Grafas

Perugia, 15 luglio 2020 - La verità di una vicenda a luci rosse avvenuta nei mesi scorsi a Perugia è nelle analisi della tossicologa dell’Istituto di medicina legale, Paola Melai che domani mattina riferirà in aula, dinanzi al gip – nell’ambito di un incidente probatorio chiesto dalla difesa – se ha o meno trovato qualche sostanza narcotica o stupefacente nei dolcetti sequestrati alla presunta ’mantide’, indagata per rapina e indebito utilizzo di carte di credito, insieme all’ex marito. L’uomo era finito nei guai (per ricettazione) quando, una volta scoperte le carte e perquisita la 50enne, aveva pensato bene di restituire uno dei beni sottratti alle presunte vittime dei colpi.

Tutto nasce dal ricovero, in ospedale, di due uomini in stato di astenia e incoscienza ma entrambi derubati. E’ il medico a mettere in relazione i due episodi e ad informare gli agenti del posto fisso di polizia del Santa Maria della Misericordia. Dalle indagini emerge un quadro di accuse nei confronti della donna che avrebbe rapinato un telefono cellulare all’amica nel giorno del suo compleanno, ad un amico – trovato dai familiari nudo nel letto in stato confusionale e per questo ricoverato al Santa Maria della Misericordia – rubati un Rolex, le chiavi dell’auto, due paia di occhiali da sole, 200 euro in contanti ma anche carte di credito e bancomat. Ad un altro amico – finito sempre all’Obi del pronto soccorso – il bancomat poi utilizzato per prelevare 250 euro in contanti.

Nell’ambito degli accertamenti – coordinati dal pm Gemma Miliani – spuntarono fuori i dolcetti che la 46enne indagata avrebbe portato anche all’ospedale dove erano ricoverati i suoi amici. Pasticcini al cocco poi sequstrati. Gli inquirenti ipotizzavano infatti che la donna potesse aver offerto pasticcini “drogati“ con sostanze capaci di porre le sue vittime in "stato di incapacità di volere e di agire". Ma la difesa degli indagati, affidata all’avvocato Luigi Grafas, ha sempre negato. Dinanzi al pm marito e moglie si erano avvalsi della facoltà non rispondere. Adesso la parola passa alla tossicologa.