Quarantadue ore di calvario per Maria Elia

Secondo i consulenti di papà Gennaro e dei suoi legali dall’analisi della cartella clinica emerge che all’1.30 si doveva procedere con l’Ecmo

Il decesso di Maria Elia viene constatato nel reparto di Terapia Intensiva dell’ospedale Santa Maria della Misericordia alle 18 del 27 marzo scorso: insufficienza multiorgano, spiega la cartella clinica. Quarantadue ore di agonia dall’accesso in Pronto soccorso (con il codice verde-giallo), il venerdì precedente. Una morte che secondo Gennaro Elia, il padre della 17enne, si poteva evitare. Gli avvocati Antonio Cozza e Nicodemo Gentile hanno presentato opposizione alla richiesta d’archiviazione dell’indagine. Archiviazione chiesta dalla Procura di Perugia, che aveva avviato gli accertamenti a seguito della denuncia presentata a carico di ignoti. Ma secondo i consulenti della famiglia, il medico legale Andrea Fornari e il patologo Carmine Gallo, Maria poteva essere salvata se, in tempi congrui, fosse stato attivato l’Ecmo, un apparecchio che, in pratica, preleva il sangue del paziente, lo ossigena e lo reimmette nel paziente stesso.

Quello vissuto da Maria, come emerge dalla cartella clinica allegata alla consulenza di Fornari e Gallo, è un calvario: dalla ventilazione non invasiva (due ore e mezzo dopo il ricovero) al trasferimento in Terapia intensiva, venti minuti dopo la mezzanotte. Le analisi dicono quasi subito che la 17enne è positiva all’influenza H1N1 e allo stafilococco aureo (il referto arriva poco prima delle due). I suoi parametri sono in calo. Alle 1.30 del 26 marzo (sono trascorse poco più di quattro ore dal ricovero) sulla cartella clinica viene scritto che Maria è "non responsiva al trattamento Niv (la ventilazione non invasiva, ndr)" e che "si procede a Iot (Intubazione oro-tracheale)".

E’ a questo punto, quando Maria non mostra miglioramenti con la ventilazione non invasiva, che secondo i consulenti Fornari e Gallo i medici dell’ospedale avrebbero dovuto attivare per l’Ecmo. "E’ ravvisabile – scrivono nella loro consulenza i due medici – una responsabilità colposa nella condotta dei sanitari del reparto di Terapia intensiva che ebbero in cura Maria Elia, che, già alle 1.30 del 26.3.2022, rilevato un valore PF inferioere a 100 mmHg e riscontrata altresì la scarsa responsività al trattamento convenzionale, secondo quanto previsto dalle Linee Guida, avrebbero dovuto attivare l’Ecmo o, attese le carenze dal punto di vista organizzativo della struttura ospedaliera di Perugia, quantomeno, prendere contatti con le strutture che ne prevedono l’utilizzo finalizzati a un tempestivo trasferimento della paziente, che si è cercato di attuare con grave ritardo, solo alle successive ore 16 e poi alle 22".

I legali Cozza e Gentile chiedono che il giudice disponga "la prosecuzione delle indagini" e di "ordinare che i sanitari del reparto di Terapia Intensiva che ebbero in cura Maria Elia siano iscritti nel registo degli indagati".

Intanto, non si è ancora conclusa l’inchiesta interna al nosocomio disposta dal Ministero della Salute.

Annalisa Angelici