Procuratore della Repubblica indagata a Firenze: il Csm dispone il trasferimento

Per il Pm Antonella Duchini erano stati ipotizzati i reati di rivelazione di segreto d'ufficio e abuso d'ufficio relativi al caso che portò al sequestro preventivo di una quota di una società del gruppo industriale Colaiacovo

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Perugia, 6 agosto 2018 - Il procuratore aggiunto della Repubblica di Perugia Antonella Duchini è stata trasferita al giudicante della Corte d'appello di Ancona dalla sezione disciplinare del Csm. Il provvedimento sarebbe legato al fascicolo della procura di Firenze nel quale a suo carico si ipotizzano i reati di rivelazione di segreto d'ufficio e abuso d'ufficio. Il trasferimento è stato disposto come provvedimento cautelare e in via d'urgenza dalla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura.

La procura di Firenze ha ipotizzato l'abuso d'ufficio a carico di Duchini per avere violato il dovere di imparzialità nell'esercizio della funzione pubblica, emettendo un decreto di sequestro preventivo di una quota di una srl del gruppo industriale Colaiacovo. Quella della società Financo di proprietà della srl 'Franco Colaiacovo Gold'.

Per i pm di Firenze il sequestro avrebbe arrecato un danno patrimoniale ingiusto agli imprenditori Giuseppe e Franco Colaiacovo poiché il provvedimento sarebbe stato emesso «al solo scopo di impedire l'erogazione di finanziamenti a questi due imprenditori».

Nella stessa inchiesta Duchini è anche accusata di avere rivelato agli ex carabinieri del Ros Orazio Gisabella e Costanzo Leone, indagati in concorso, notizie sull'indagine della procura di Perugia su Franco Colaiacovo e Giuseppe Colaiacovo indagati per truffa, bancarotta fraudolenta e false comunicazioni sociali. Dopo la contestazione del reato di abuso d'ufficio, a inizio luglio, il difensore del magistrato, l'avvocato Nicola Di Mario aveva sottolineato che «ogni addebito contestato alla dottoressa Duchini è privo di fondamento giuridico non avendo ella mai rivelato a nessuno, in 37 anni di attività, notizie riservate connesse alla propria funzione, né consumato condotte abusive per favorire o danneggiare taluno»