REDAZIONE UMBRIA

Popolare di Bari, effetto sui risparmiatori

Il tribunale di S. M. Capua a Vetere ha dichiarato la nullità totale delle compravendite di azioni e l’obbligo di restituire le somme versate

Una sentenza che potrebbe produrre un effetto enorme sulle tasche di centinaia di risparmiatori. E’ quella con la quale il tribunale di Santa Maria Capua a Vetere ha dichiarato la nullità totale delle compravendite di azioni della Banca Popolare di Bari, stabilendo a favore dei correnti l’obbligo di restituzione delle somme versate.

Il tribunale ha emesso un’importante decisione perché ha nuovamente sancito l’importanza della corretta profilazione del cliente secondo la direttiva europea che impone alle banche di non esporre a rischi speculativi chi non è esperto di borsa e finanza, anche per azioni non quotate in borsa come il caso della "Popolare di Bari" e come è successo a parecchi orvietani.

Una sentenza che potrebbe ora aprire scenari nuovi anche per quanto riguarda le future decisioni del tribunale di Terni, chiamato a decidere su decine di situazioni collegate alle azioni legati intraprese dall’associazione a cui fanno capo molti risparmiatori.

Il fulcro della sentenza è rappresentato dalla nullità del contratto quadro e la condanna alle restituzioni è dovuta a questo particolare e la cui giurisprudenza è piuttosto oscillante.

È comunque importante perché prende posizione anche sulle carenze delle informazioni fornite ai risparmiatori al momento della vendita e sull’inadeguatezza dell’investimento suggerito. È però una sola sentenza a cui corrispondono anche altre di segno contrario.

La controversia ruota intorno ad oltre ottanta milioni di euro di azioni che erano state immesse sul mercato attraverso la rete delle filiali della Cassa di risparmio di Orvieto, controllata dalla Banca Popolare di Bari prima che l’intero gruppo entrasse a far parte del Mediocredito Centrale.

Le stesse azioni erano state in seguito fortemente svalutate dall’istituto di credito pugliese e la somma di ottanta milioni di euro coincide, appunto, con le perdite riportare da centinaia di piccoli e medie risparmiatori che avevano acquistato le azioni soprattutto in Umbria, Lazio e Toscana.

Cla.Lat.