REDAZIONE UMBRIA

Ottiene i bonus-Covid ma è sorvegliato speciale

Il caso è finito all’attenzione della Corte dei Conti che ha “delegato“ al giudice ordinario

Titolare di un’azienda, ma anche sorvegliato speciale. Per questo, secondo la Procura della Corte dei Conti dell’Umbria (presidente Piero Carlo Floreani, nella foto) non avrebbe avuto diritto ai contributi erogati dal Governo per sostenere le imprese durante l’emergenza da Coronavirus. Quattromila euro a fondo perduto, in due distinti accreditamenti corrispondenti ad altrettanti decreti per il rilancio, di cui i magistrati contabili hanno chiesto conto al titolare di un’impresa di pulizie. Il quale, secondo quanto emerso dagli accertamenti condotti dalla guardia di finanza proprio in materia di corretta percezione degli incentivi per la ripartenza post lockdown, avrebbe omesso di comunicare il fatto di essere gravato dal provvedimento. "La concessione di siffatti contributi – ricostruiscono i giudici della Corte dei Conti di fronte ai quali il caso è finito – era, tuttavia, subordinata al rilascio di una comunicazione antimafia in forma di autocertificazione, da verificarsi a campione. Dalle banche dati sono, di seguito, emersi provvedimenti ostativi alla concessione dei predetti contributi, per la riscontrata applicazione al convenuto della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno". Gli stessi giudici rilevano, però, come le presunte irregolarità nella richiesta da parte dell’imprenditore sono finiti al centro sia di un procedimento penale, per indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato, e di un procedimento di recupero da parte dell’Agenzia delle entrate. Inoltre, vista la natura dei contributo, a fondo perduto e con finalità solidaristiche, per i giudici non si configurerebbe un danno allo Stato. La Corte dei Conti, in definitiva, ha evidenziato come la competenza giurisdizionale non sia propria, ma del giudice ordinario come già in essere.