REDAZIONE UMBRIA

Uccise e fece a pezzi l’anziano padre: ora aiuta gli anziani in parrocchia

Il giudice concede la semilibertà al perugino Antonio Leandri

Leandri, semilibero da tre mesi, esce dal carcere di mattina e deve rientrarvi entro le 21

Perugia, 3 maggio 2017 – Nel 2010 uccise l’anziano padre Olinto, lo fece a pezzi e poi gettò quei resti nelle campagne perugine. Venne arrestato nel 2011 e confessò tutto. Nel 2014 la sua condanna a 11 anni e 4 mesi di reclusione divenne definitiva. Antonio Leandri è in semilibertà da tre mesi. Esce la mattina dal carcere di Capanne, si reca nella parrocchia di Castel del Piano e aiuta a fare quel che c’è da fare. E’ alle dirette dipendenze del sacerdote e, nelle ore mattutine, lavora come operaio generico sia nella parrocchia di Castel del Piano che in quella di Strozzacapponi, con una retribuzione.

Nel pomeriggio, invece, sempre sotto stretto controllo di don Piazzoli, aiuta i parrocchiani, soprattutto gli anziani, per le incombenze quotidiane, come fare la spesa o andare alla banca o alla posta. La sera deve rientrare nel carcere perugino di Capanne, entro le 21. L’ok alla semilibertà era arrivato nei mesi scorsi dal magistrato di sorveglianza, Beatrice Cristiani, che in occasione delle festività natalizie gli aveva concesso un permesso premio di 20 giorni, visto il suo comportamento irreprensibile in carcere ma anche nelle strutture in cui era stato ospitato nel periodo della detenzione cautelare.

Leandri infatti, dopo aver confessato il delitto al pm Claudio Cicchella nel gennaio del 2011, aveva passato circa un anno in carcere e poi, vista la richiesta di perizia psichiatrica presentata dai suoi avvocati di allora – Luca Gentili e Claudio Lombardo –, era stato dapprima collocato nella purtroppo famosa alle cronache residenza ‘L’Alveare’ di Torchiagina e poi era stato ospite del Fontenuovo a Perugia. Solo nel 2014, dopo che la sentenza divenne definitiva quando rinunciò al ricorso in Cassazione, entrò nel carcere di Capanne. Leandri era stato infatti giudicato capace di intendere e di volere e, per questo, imputabile e condannabile.

L’uomo aveva ucciso il padre al culmine di una lite in cui l’anziano lo aveva insultato, come era successo molte altre volte nel rapporto conflittuale che li aveva sempre legati. Lo colpì con un martello e poi lo fece a pezzi. Forse già dopo l’estate il suo nuovo legale, Pierluigi Fiori, potrà chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali, pensando già al fine pena fissato al 30 dicembre 2020.

Francesca Marruco