
Musei, lite sul personale: "Lavoratori mai riassunti"
Botta e risposta al calor bianco sul cambio di appalto per la gestione del circuito museale comunale (Palazzo della Penna, San Bevignate e Cappella di San Severo) affidata per i prossimi sei anni alla società “Macchine Celibi“, subentrata a CoopCulture, che in estate aveva sostituito Munus, per un improvviso recesso del contratto.
L’attacco arriva dalla Filcams Cgil che apre lo stato di agitazione e annuncia un presidio, martedì 26 alle 10, con le lavoratrici e i lavoratori al museo civico di Palazzo della Penna, "per chiedere il rispetto di diritti e tutele di chi vive in appalto e fermare la corsa al ribasso, fatta sulla pelle di chi lavora". Il problema principale, spiega la Filcams Cgil, è che la proposta dell’azienda entrante “Le Macchine Celibi” non prevede "il riassorbimento dei tempi determinati e di parte dei tempi indeterminati che avrebbero diritto a riprendere il lavoro. Al contrario prevede la loro sostituzione con personale già operante per la cooperativa in altri siti. Vogliamo ricordare che attualmente i tempi determinati del vecchio appalto sono disoccupati, come pure le professionalità già operanti con Munus a tempo indeterminato nel servizio bar di Palazzo della Penna, escluse dall’affidamento d’urgenza a servizi minimi di CoopCulture". "Come Filcams – spiega ancora – abbiamo più volte cercato l’interlocuzione del committente, il Comune, affinché venisse garantita la clausola sociale per il mantenimento della forza lavoro, senza risposte. Così, delle venti persone che avrebbero diritto al passaggio ne sono state riassorbite solo sette".
Immediata la replica dell’assessore comunale alla cultura Leonardo Varasano. "Siamo disponibili a favorire un incontro tra azienda e Cgil ma il Comune può solo dialogare, non imporre. I parametri a norma di legge sono rispettati, tutto è nella piena legittimità, gli altri sindacati erano d’accordo nell’incontro di venerdì". E spiega: "Noi ci atteniamo ai parametri normativi che sono nell’avviso, riferito all’ultimo stato dei lavoratori, quello di CoopCulture. La clausola sociale vale rispetto all’ultimo contratto, per dieci lavoratori che vengono ripresi in blocco alle stesse condizioni economiche. Se aumenterà il fabbisogno, Macchine Celibi è libera di scegliere il personale, noi cercheremo di capire se c’è possibilità di riassorbire gli altri".
Sofia Coletti