CLAUDIO LATTANZI
Cronaca

Muore per arresto cardiaco nel suo negozio, aperta un’inchiesta: “Mancava il defibrillatore”

I familiari di Massimo Burla hanno presentato una denuncia. La procura di Terni è al lavoro per ricostruire cosa non ha funzionato nei soccorsi al commerciante di Orvieto

Massimo Burla, 66 anni, morto nel suo negozio dopo un malore

Massimo Burla, 66 anni, morto nel suo negozio dopo un malore

Orvieto, 26 maggio 2025 – Indaga la procura di Terni sulla morte di Massimo Burla. Il fascicolo della magistratura è la conseguenza della denuncia presentata dal legale della famiglia del commerciante, deceduto per un arresto cardiaco all'interno del proprio negozio. Le ipotesi di reato per le quali il legale ha chiesto alla magistratura di svolgere accertamenti sono omissione di soccorso e omicidio colposo e sono collegati alla contestazione dinamica dei fatti, oltre alla mancanza di defibrillatori funzionanti nel centro storico.

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Orvieto, muore noto commerciante. Massimo Burla aveva 66 anni

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Burla era stato inizialmente soccorso da una medico che si trovava per caso in zona e che gli avrebbe effettuato un primo massaggio cardiaco, ma al centro della denuncia ci sono i fatti che si sarebbero verificati immediatamente dopo. Un'ambulanza è sopraggiunta, ma stando a quanto riferito dai parenti nella denuncia, a bordo non sarebbe stato presente un medico nonostante fosse stato attivato un codice rosso. Non solo: sempre secondo i familiari l'ambulanza intervenuta non sarebbe stata nemmeno dotata di un defibrillatore funzionante. Un particolare non secondario che sarebbe stato giustificato con il fatto che il medico in servizio in quel turno era fuori per un'altra emergenza. Emergenza che sarebbe stata collegata al malore di una persona anziana.

A distanza di oltre un'ora dalla chiamata di soccorso, era poi arrivato un medico con un elicottero, ma a quel punto era troppo tardi. Nel frattempo i gruppi consiliari di opposizione hanno presentato una mozione per il ripristino in centro storico della rete dei defibrillatori automatici esterni e per l’estensione della stessa a tutte le frazioni. "In Italia si registrano 60.000 morti l’anno per arresto cardiaco, il triplo delle morti per alcool, droga e incidenti stradali messi insieme. Orvieto era una città all’avanguardia nella prevenzione, tra le prime in Italia a potersi fregiare del titolo di città cardioprotetta. Disponeva in tutto il centro storico di 13 defibrillatori automatici esterni e aveva avviato un’ampia attività di formazione per laici rianimatori. Questa rete è stata smantellata e la formazione interrotta - affermano i consiglieri – in caso di arresto cardiaco le probabilità di sopravvivenza diminuiscono del 10% per ogni minuto trascorso. Per questo, in attesa dell’arrivo di un’ambulanza, aumenterebbero sensibilmente con la coincidenza di due realtà: un defibrillatore a disposizione e una persona abilitata ad usarlo".

L'opposizione sollecita l'avvio di una grande iniziativa attraverso la quale la collettività si riconosca in un progetto comune di grande valore sociale: una rete diffusa di defibrillatori e tanti laici rianimatori in grado di utilizzarli.