CLAUDIO LATTANZI
Cronaca

Malore fatale nel negozio. La famiglia della vittima chiede lumi sui soccorsi

Affidato a un legale il compito di ricostruire le varie fasi dell’emergenza. In corso accertamenti sulla presenza o meno di un medico nell’ambulanza.

Massimo Burla, commerciante di 66 anni,. ha accusato un malore, purtroppo letale, nel negozio di Corso Cavour

Massimo Burla, commerciante di 66 anni,. ha accusato un malore, purtroppo letale, nel negozio di Corso Cavour

Potrebbe presto essere avviata un’inchiesta giudiziaria sulla morte del commerciante Massimo Burla, sessantasei anni, titolare del negozio Evisia, avvenuta nel tardo pomeriggio di venerdì scorso a causa di un arresto cardiaco. La famiglia ha infatti affidato a un avvocato il compito di valutare eventuali azioni legali finalizzate ad accertare cosa sia effettivamente accaduto nell’intervento di soccorso, prima in ambulanza e poi in elicottero. Il tragico episodio si è verificato nel negozio di corso Cavour dove si trovava Burla quando ha accusato il grave malore. Tra i primi ad intervenire per cercare di soccorrerlo c’è stato un commerciante che ha la propria attività a pochi metri dal negozio. Sembrerebbe che il battito cardiaco fosse molto flebile, ma presente. E’ quindi intervenuta una dottoressa dell’ospedale al momento fuori servizio che si trovava casualmente in zona, la quale ha immediatamente tentato il massaggio cardiaco, in attesa dell’ambulanza che è giunta sul posto, sembrerebbe, senza medico a bordo. Proprio questo particolare è adesso al vaglio dell’avvocato della famiglia. Subito dopo la tragedia infatti, i familiari di Burla si sono recati in ospedale dove avrebbero ricevuto notizie in merito al fatto che l’ambulanza era uscita in codice rosso e che avrebbe dovuto essere presente un medico. Il successivo intervento dell’eliambulanza, avvenuto a distanza di un’ora e mezza dopo la chiamata dei soccorsi, che ha fatto calare un medico in largo Mazzini, a poche centinaia di metri dal negozio, non è purtroppo bastato a salvare la vita al commerciante. Secondo le testimonianze, un ragazzo orvietano che si è trovato sul posto appena scattata l’emergenza ha girato in bici diverse farmacie per reperire un defibrillatore, controllando anche in diversi punti del centro storico, ma senza alcun risultato. Un particolare quest’ultimo che porta alla ribalta il tema delle emergenze cardiache e di come affrontarle. Alcuni anni fa, Orvieto era stata definita città cardioprotetta grazie ad una rete di defibrillatori installata in punti strategici che però sarebbero stati per la gran parte smantellati. Il progetto aveva portato anche a organizzare corsi di primo intervento seguiti da numerosi volontari. Un’importante iniziativa che è stata abbandonata in silenzio, in totale antitesi al clamore mediatico con il quale era stata lanciata.

Cla.Lat.