
Morte di Davide Piampiano. Indagini con nuove tecnologie
A un anno e quattro mesi dall’omicidio di Davide Piampiano, ventiquattrenne di Assisi ucciso in un incidente di caccia, con le indagini ancora aperte, ci si affida anche alle nuove tecnologie - intelligenza artificiale, realtà virtuale e realtà aumentata - per arrivare a una ricostruzione il più possibile aderente alla realtà. Un modo per cercare di capire cosa è avvenuto l’11 gennaio del 2023 quando il giovane, nel parco del Subasio, in località Carabone, venne raggiunto da un colpo di fucile. Inizialmente si disse che lo sparo fosse partito dal suo fucile, poi grazie alle immagini riprese dalla GoPro che Davide indossava, emerse che il tiro mortale era partito dall’arma di Piero Fabbri, 56 anni, amico della vittima. Verità venuta fuori diversi giorni dopo, facendo scattare per Fabbri l’arresto per omicidio volontario con dolo eventuale; una volta approdate alla Procura di Firenze, per il ruolo di giudice onorario della madre, l’accusa fu rubricata come omicidio colposo. L’11 gennaio 2024, in occasione di un sopralluogo, in condizioni ambientali ritenute simili a quelle dell’anno precedente, con particolari apparecchiature, a cominciare da speciali visori, vennero acquisiti tutti gli elementi utili per la ricostruzione dell’omicidio con le nuove tecnologie. Un percorso innovativo a livello giurisprudenziale con la volontà di giungere a una ricostruzione la più fedele possibile, con l’inchiesta ancora aperta (probabilmente sarà chiusa a settembre, considerati i 6 mesi di proroga che concede la riforma Cartabia). Una vicenda per la quale non è stata neanche prevista la perizia balistica. Considerando che Fabbri, fornendo la ricostruzione di un colpo autoinferto, impedì che l’inchiesta prendesse subito una direzione diversa.