LUCA FIORUCCI
Cronaca

Morte del carabiniere Fezzuoglio. Nessuna revisione del processo

La Corte d’Appello di Firenze ha dichiarato innammissibile la richiesta di Pala. Soddisfatti i legali della famiglia

Morte del carabiniere Fezzuoglio. Nessuna revisione del processo

Per l’omicidio del carabiniere Donato Fezzuoglio, ucciso mentre stava intervenendo per sventare una rapina in banca il 30 gennaio 2006, non ci sarà una revisione del processo. La Corte d’Appello di Firenze ha dichiarato inammissibile l’istanza di Pietro Pala, condannato all’ergastolo per la morte del militare. Donato Fezzuoglio venne freddato da un colpo di kalashnikov, esploso alle sue spalle. Per i giudici - la sentenza della Corte di Cassazione è del febbraio 2016, a dieci anni dai fatti - a sparare fu proprio Pietro Pala che, secondo quanto ricostruito, si trovava all’esterno dell’istituto di credito, pronto a fuggire con il resto della banda. Con lui, sardo residente da anni a Marsciano, è stato condannato Raffaele Arzu, primula rossa delle rapine. A collocare Pala sulla scena del crimine, un mozzicone di sigaretta rinvenuto vicino a una delle auto utilizzate dai rapinatori. Le indagini su Pala, Arzu e un presunto gruppo di rapinatori indicato come dei “sardi“ presero corpo dall’attività investigativa relativa a un altro colpo, l’assalto a un portavalori fuori da un supermercato di Perugia, in particolare delle intercettazioni effettuate che permisero di perseguire la strada che ha portato a individuare quelli che la Cassazione ha ritenuto i responsabili dell’omicidio del carabiniere, morto in servizio a neanche trent’anni. Dopo l’istanza presentata dall’avvocato di Pala, Gabriele Magro, che ha puntato il dito su presunte incongruenze nelle indagini, la decisione della Corte d’appello di Firenze. I giudici fiorentini, secondo quanto si apprende, hanno ritenuto che non ci siano nuove prove idonee a rovesciare i risultati probatori già acquisiti. Alla lettura della decisione ha assistito in aula la vedova di Fezzuoglio; Emanuela Becchetti che si è costituita parte civile insieme a tutti gli altri familiari e al Comune di Umbertide. A rappresentare le parti civili gli avvocati Nicola di Mario, Giancarlo Viti, Vittorio Betti e Stefania Bagnini. I legali hanno espresso "soddisfazione per l’esito del giudizio di revisione".

"Le sentenze di primo e di secondo grado – hanno sottolineato in una dichiarazione all’Ansa – sono risultate fondate su argomenti di solida e insperata capacità dimostrativa. Gli elementi addotti a sostegno dell’istanza di revisione non sono risultati idonei a incidere sul complesso probatorio, completo e puntuale".