
Andrea Prospero aveva 19 anni
Perugia, 31 luglio 2025 – Andrà direttamente a processo Emiliano Volpe, il diciottenne romano coinvolto nella morte di Andrea Prospero, studente universitario di un anno più grande, trovato senza vita il 29 gennaio, in una stanza presa in affitto, in via del Prospetto, a Perugia, a pochi metri di distanza dallo studentato dove il giovane lancianese viveva.
Il 18enne è accusato di istigazione o aiuto al sucidio. Secondo quanto ricostruito dalle indagini della squadra mobile, Andrea Prospero si sarebbe tolto la vita assumendo ossicodone e Xanax in grandi quantità, mentre, continuando a chattare con un utente, per gli inquirenti Volpe, riceveva incoraggiamenti, sollecitazioni ad assumere farmaci come diceva di voler fare, ma anche consigli su come assumere le pillole, per esempio, accompagnandole con una buona quantità di vino.
Sempre nelle conversazioni virtuali, nelle quali a un certo punto si inserisce anche un terzo interlocutore, a cui l’indagato, sempre secondo le indagini si sarebbe rivolto precisando che “Stai parlando con un morto”. Tra i due, intuendo che Andrea avesse perso conoscenza perché non interagiva più con messaggi, anche una breve discussione sull’opportunità o meno di chiamare i soccorsi, con il rischio, emerge dalle conversazioni recuperate dalla polizia, che potessero finire loro nei guai, tanto da decidere poi di farai “gli affari nostri”.
La conversazione e la morte di Prospero, in base alle indagini, è stata collocata il 24 gennaio, giorno in cui di Andrea si sono perse le tracce. Le ultime immagini del ragazzo sono all’ingresso dello studentato, sta per uscire ma apre la porta e la tiene per un fattorino che entra nello stabile. Avrebbe dovuto raggiungere la sorella Anna a mensa per pranzare insieme. Ma a quell’appuntamento Andrea non è mai andato. Muto il cellulare, l’ultimo contatto un messaggio di Anna a cui, dopo averlo letto, il fratello non aveva risposto. Erano scattate subito le ricerche, partendo dalla zona di Monteluce, dove le celle telefoniche collocavano lo smartphone dello studente di Lanciano, per poi estendersi fino al Tevere.
Ricerche che non avevano dato risultato. Mentre la macchina dei soccorsi si metteva in moto, Andrea era già morto, in quella stanza presa in affitto già dall’inizio del mese di gennaio, una prenotazione che, però, dai controlli effettuati dalla polizia non era stata riscontrata. Lo cercavano lontano dallo studentato, mentre lui si trovava nel b&b a pochi passi dalla stanza “ufficiale“. Lì sarebbe arrivato dopo aver ritirato un ultimo pacco, spedito a un locker con altro nome.
Nel pacco c’erano le pasticche di ossicodone, acquistate, emergerà dalle successive indagini, attraverso canali di approvvigionamento illecito, canali alimentati sempre attraverso chat e applicazioni di messaggistica. Dove, diranno ancora le indagini, Andrea avrebbe rimediato, ovviamente pagando, anche una ricetta falsificata con cui acquistare, in precedenza, dello Xanax. Per la fornitura illegale è indagato un altro 18enne, residente in Campania.
L’ipotesi del suicidio o della morte autoprovocata accidentalmente era stata quella privilegiata da subito dagli inquirenti. L’acquisizione del cellulare in uso ad Andrea, ma insieme ad altri telefoni e una quarantina di sim, aveva dato conferme importanti, come, per gli inquirenti, l’attività di accertamento svolta sui cellulari acquisiti durante le indagini e sulle chat recuperate, tanto da portare l’ufficio guidato da Raffaele Cantone a chiedere il giudizio immediato per il 18enne. Richiesta che il giudice per le indagini preliminari ha accolto, emettendo un decreto di giudizio immediato. Il processo si aprirà l’8 ottobre.