
Medici (foto di repertorio)
Perugia, 28 aprile 2022 - Anche i medici ospedalieri umbri sono vittime del fenomeno meglio noto con l’espressione "Great resignation", il significativo aumento delle dimissioni, che vede un numero crescente di persone in numerosi ambiti lavorativi lasciare il loro impiego. Un fenomeno che in Sanità nella nostra regione nel 2021 è aumentato di quasi cinquanta punti percentuali solo per ciò che concerne i medici dipendenti.
Ma che riguarda anche quelli conevnzionati e gli infermieri. Al momento l’unica consolazione è che in Umbria la percentuale di licenziamenti è inferiore alla media nazionale, ma il Servizio sanitario, al pari di quello di altre realtà, è in sofferenza.
A raccontarlo i dati forniti da uno studio di Anaao-Assomed (associazione dei medici dirigenti): la ricostruzione grafica qui sopra mostra come l’aumento nel 2021 sia stato del 47%, con l’Umbria però che con il suo più 0,86% è tra le regioni meglio messe con Sardegna e Campania, le uniche tre con percentuali inferiori all’uno. Insomma su quasi duemila medici dipendenti (dato aggiornato al 2022 e quindi un po’ inferiore a quello del 2021 riportato in grafica) 25 se ne sono andati l’anno scorso, 17 nell’anno della pandemia e 49 nel 2019 (dati derivati dal database Onaosi sulla cessazione della contribuzione obbligatoria). E tutto ciò per proseguire la carriera altrove.
Numeri simili, riferiscono fonti sindacali, si hanno tra i convenzionati, con almeno il doppio che se ne sono andati in pensione. Risultato? Almeno cento si sono licenziati negli ultimi due anni, almeno il quadruplo in pensione. Un depauperamento per la sanità umbra che al pari di altre regioni, lotta per salvare il salvabile. "Chi se va – spiega Anaao-Assomed – cerca orari più flessibili, maggiore autonomia professionale, minore burocrazia. Cerca un sistema che valorizzi le competenze, un lavoro che permetta di dedicare più tempo ai pazienti e poter avere a disposizione più tempo anche per la propria vita privata, senza sacrificare la famiglia E complice dell’innesco di questo meccanismo è stata sicuramente la pandemia che ha nettamente peggiorato le condizioni di lavoro negli ospedali".
Nel 2020 però i medici dipendenti hanno rallentato i licenziamenti per non abbandonare i colleghi proprio durante la peggiore crisi sanitaria dell’ultimo secolo affrontata da tutti con un ammirevole senso responsabilità, che ha valso loro l’appellativo di "eroi". Poi da quest’anno la fuga è ricominciata.
Michele Nucci