
"Migliaia di domande. Pochissime risposte", recita lo striscione. Si è fatto sentire l’urlo di Perugia Solidale, l’associazione trasversale di volontari e comitati sociali, che in questi mesi d’emergenza sta assistendo 372 persone, tra anziani, studenti, nuclei familiari in bilico per la casa, giovani tagliati fuori dal lavoro. Un urlo che è arrivato anche nei corridoi di Palazzo dei Priori in occasione del flash mob organizzato ieri davanti all’ingresso del Comune, dove sono stati lasciati cassette e pacchi vuoti a simboleggiare l’esclusione di certe categorie da misure e provvedimenti nazionali e locali.
"A queste persone _ spiega Silvia Nappini, tra gli attivisti _ è stata negata una vita dignitosa. Noi rimarremo uniti a fare muro per questa gente finché non verranno prese in carico le richieste delle famiglie più colpite. Nessuno deve rimanere solo: questa è la nostra promessa, che si chiama mutualismo e non semplice assistenza".
Perugia Solidale da quando è scattata la quarantena ha dato una mano ai cittadini in difficoltà autotassandosi e lanciando una campagna social, con bonifici volontari da versare sul conto intestato al Comitato. "Abbiamo dato un contributo importante con buoni spesa e poi pacchi viveri a 109 nuclei familiari, per un totale di 372 persone, tra queste più di un centinaio hanno perso il lavoro".
E ieri in piazza c’era chi commosso ringraziava i volontari. Come Tedros: "tiro avanti con una pensione di 270 euro al mese, perché sono invalido, non sono riuscito ad ottenere altri sussidi. Avevo un impiego in un call center. Mi ritrovo in mezzo a una strada", racconta.
O Beatrice Isufi, giovane disoccupata e a rischio sfratto, che si è messa in contatto con l’associazione grazie a facebook: "Facevo la cameriera. Mi hanno licenziata. Se non era per loro che mi hanno portato la spesa morivo di fame e con me il mio cane".
Nasconde le lacrime Maria Giovanna Piccinno, 64 anni, estetista. "Abbandonata da tutti. Ma non dai ragazzi del Comitato", dice. Gli fa eco Alexandru Rujan sceso come tanti altri ieri in piazza IV Novembre per denunciare una "burocrazia assurda che gli ha negato un sostegno economico". "Intanto – fa notare Riccardo, portavoce del Comitato - la solidarietà stessa ha subito una battuta d’arresto e i sostegni previsti o arrivano in ritardo o non arrivano proprio. Siamo qui a chiedere al Comune misure concrete a sostegno di tutte le famiglie e le persone che a seguito della crisi economica si vedono negati i diritti più elementari e una condizione di vita dignitosa". Le richieste: servizi gratuiti per disoccupati e precari (esenzione spese scolastiche, della tari e mezzi pubblici gratuiti), percorsi di inserimento lavorativo per garantire un reddito dignitoso, l’apertura di bandi straordinari per le case popolari, nuovi fondi per i buoni spesa, sostegno ad affitti e utenze.
La risposta dell’assessore al welfare Edi Cicchi: "Il Comune ha erogato 3.400 buoni spesa. Ma oltre a questo serve potenziare le politiche del lavoro. Solo così si risolvono le povertà".