Bimbo ucciso, l’ultima lettera della mamma: "Aiutateci"

Bimbo ucciso a Città della Pieve, l’ex ballerina aveva scritto a un Centro per le vittime di violenza della provincia di Bologna

Erzsebet Katalin Bradacs, 44 anni, con il figlio Alex Juhasz, 2 anni

Erzsebet Katalin Bradacs, 44 anni, con il figlio Alex Juhasz, 2 anni

"Potete aiutare mio figlio e me? Grazie mille. Mio figlio è molto simpatico, dolce, sorridente, furbetto piccolo, ma iperattivo. Posso dire io che me ne occupo da quando è nato. Sono la mamma di Juhasz Alex". L’ultima email di Katalin Bradacs è datata 24 settembre. Il giorno successivo alla decisione del Tribunale di Budapest in base alla quale la donna - in carcere con l’accusa di aver assassinato il figlioletto di appena due anni a colpi di coltello - avrebbe dovuto consegnare il bambino al padre.

Un testo che l’ex ballerina ungherese ha tentato di scrivere in Italiano e indirizzato ad un centro per le vittime di violenza della provincia di Bologna e alla email del servizio antiviolenza italiano 1522 "Help Line". Una lunga lettera di cui gli inquirenti dovranno valutare l’autenticità e che ha per oggetto "Piccolo bimbo di due anni, storia di vita". Sembra una denuncia, un racconto - di non facile lettura - in cui si parla di presunte violenze che il bambino avrebbe subito da parte della nonna e di altre situazioni a seguito delle quali il piccolo Alex si sarebbe poi comportato in maniera nervosa e fuori controllo, e che si chiude con un’accusa al padre del bambino: di aver inventato le cose contro di lei che hanno portato i servizi sociali a toglierle l’affidamento.

Questo materiale - inedito - è stato inviato ai Carabinieri da un conoscente ungherese della madre, lo stesso che nelle scorse ore è stato sentito telefonicamente dagli inquirenti con l’aiuto di un interprete. Lo stesso uomo che oggi dice a La Nazione "sono assolutamente sicuro di una cosa, Katalin ha parlato anche con l’ambasciata ungherese a Roma. Ha chiesto loro aiuto. Presumibilmente le hanno risposto che lei e il bambino sarebbero stati comunque rimpatriati e ha informato il servizio sociale ungherese. Per questo Katalin ha poi lasciato il centro religioso dove era stata ospitata a Roma, in modo che l’ambasciata ungherese non la trovasse". Il 1 ottobre Alex è stato adagiato - già morto - sul nastro trasportatore della cassa di un supermercato a Po’Bandino di Città della Pieve, l’unica indiziata del delitto è la stessa donna che dal carcere continua a dichiararsi innocente. La donna che poche ore prima era stata fermata dai carabinieri di Chiusi insospettiti dal suo comportamento e a cui in tasca hanno trovato un coltello. Ha detto loro di doversi difendere da "gli immigrati che violentano le donne e ammazzano i bambini", mentre su di lei pendeva già un mandato di cattura nazionale in Ungheria che non era ancora stato caricato sul sistema di ricerca europeo. Una serie di elementi che accrescono la più amara delle ombre e cioè che Alex potesse essere salvato. Qualunque fosse il motivo o il mezzo, c’era una donna in fuga con un bambino di appena due anni che continuava a manifestare disagio allarmante. La giustizia dovrà chiarire anche questo.