La fuga e poi l’arrivo fino a Chiusi: Katalin ha avuto un complice

I carabinieri hanno sequestrato un biglietto ferroviario a casa dell’uomo che le ha offerto asilo

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La mamma ha avuto un complice nella fuga. Un biglietto del treno Roma-Chiusi, con cui Katalin Bradacs è arrivata dopo essere stata nella Capitale ospite per alcuni giorni di una casa famiglia e poi di un centro Caritas, è tra gli oggetti sequestrati dai carabinieri del Nucleo operativo di Città della Pieve a casa dell’uomo che le ha offerto asilo per una notte a Chiusi.

Ma su come la donna (in fuga da Budapest con il figlioletto di due anni dopo che quest’ultimo era appena stato affidato alla custodia del padre) sia arrivata, non ci sono certezze. Tra le tante telefonate al vaglio degli inquirenti ce n’è una in cui sembrerebbe che la donna confermi di essere stata accompagnata in macchina da un suo conoscente.

Qualcuno dunque che l’ha aiutata a scappare e che forse sapeva che la donna - ora accusata dell’omicidio del figlio - era già ricercata almeno in Ungheria.

Incontrerà il suo avvocato lunedì, Katalin, che in questi primi otto giorni in carcere è stata tenuta in quarantena in attesa del tampone che escluda la sua positività al Covid. L’avvocato Enrico Renzoni - che ha dovuto fare i conti con deprecabili attacchi sui social - è il difensore d’ufficio della 44enne ungherese accusata di aver ucciso a Po’Bandino il figlioletto Alex di due anni, colpendolo con un’arma da taglio su cui in queste ore gli inquirenti stanno ancora lavorando per stabilire se il coltello con la lama spezzata trovato nella borsa della ballerina ungherese sia compatibile con le lesioni.

Sara Minciaroni