Pistoia, il cuoco denuncia l’ex titolare: "Diffamato e costretto a partire"

Parla l’avvocato del lavoratore che si è visto pubblicare nome e cognome su un cartello. "Valuterà il giudice"

Il cuoco se ne va e il ristorante chiude (foto di repertorio)

Il cuoco se ne va e il ristorante chiude (foto di repertorio)

Pistoia, 25 aprile 2024 – “Questa storia rappresenta un danno enorme per il mio assistito, che ovviamente è molto arrabbiato e risentito perché si considera diffamato, ma preferisce rimanere in silenzio adesso, perché non intende in alcun modo compiere passi falsi". Lo dice l’avvocato Elena Baldi che aggiunge: "Nelle sedi adeguate racconterà la situazione dal suo punto di vista. Il ristoratore lo ha messo in cattiva luce, ma senza che si sapesse la nostra versione dei fatti".

Non si è fatta attendere la contromossa del cuoco (o meglio, ex cuoco) del Secco Lounge&Restaurant, che ha deciso di ricorrere immediatamente alle vie legali nei confronti del titolare Federico Incerpi. Il gestore dell’attività di Piazzetta dello Spirito Santo, attraverso le colonne del nostro giornale, aveva svelato quanto accaduto sabato, con il suo dipendente a concludere anticipatamente il proprio turno di lavoro attorno alle 18 "per andare a fare un aperitivo al mare. Di conseguenza, abbiamo dovuto chiudere la cucina, cancellando tutte le prenotazioni per la sera stessa e per i giorni successivi. Finché non troverò un nuovo cuoco non potrò pensare di riaprire il locale".

Questa la testimonianza di Incerpi, che per avvertire i clienti dell’inconveniente aveva fatto immediatamente appendere un foglio sulla vetrina dell’attività. Un foglio sul quale veniva riportato nome e cognome del cuoco e anche lo stipendio percepito (2.500 euro netti al mese), con l’accusa di "aver lasciato scoperta la cucina". In totale disaccordo con la versione raccontata da Incerpi (in particolare sull’aspetto economico) e sentitosi diffamato per l’identità rivelata pubblicamente all’intera città, il cuoco ha scelto di tutelarsi in sede civile e penale.

"Quelle frasi riportate nel cartello per noi rappresentano una vera e propria diffamazione - sottolinea Elena Baldi - Sono stati scritti nome e cognome, lo stipendio e che il mio assistito ha lasciato la cucina. Ma i fatti non stanno così. Non vogliamo però commettere lo stesso errore e reato del ristoratore, e quindi la storia pubblicamente non la raccontiamo, ma verrà riportata negli atti e al giudice. Stiamo già adendo in sede civile e in sede penale, quindi poi vedremo alla fine chi avrà ragione. L’intenzione è quella di dimostrare il disappunto per il reato che è stato compiuto e che sta creando al mio assistito problemi a tutti i livelli". Secondo quanto riferito dall’avvocato Baldi, il cuoco "dovrà lasciare la città per trovare nuovamente lavoro".