
di Erika Pontini
Nascosta sotto un cappello, coperta dalla mascherina anti-Covid, il marito a farle da scudo contro i fotografi: la Rettrice dell’Università per Stranieri Giuliana Grego Bolli, travolta dallo scandalo Suarez e di cui le Istituzioni ora chiedono un passo indietro, resta in tribunale pochi minuti. Il tempo, quasi manco di salutare i magistrati, e avvalersi della facoltà di non rispondere rispetto alle accuse di falso in atto pubblico e rivelazione di segreto d’ufficio a fini patrimoniali che le è valsa la misura dell’interdizione per 8 mesi disposta dal gip Piercarlo Frabotta. E solo per l’esame-farsa mentre sul resto – concorsi, dottorati e certificazioni di lingua e pure buco di bilancio – le indagini sono ancora in corso. Ma lei, nonostante sia a un passo dalla pensione, sembrano determinata a non mollare e non avrebbe intenzione di dimettersi.
I pm Paolo Abbritti e Gianpaolo Mocetti avevano sollecitato gli arresti domiciliari a fronte del tentativo di inquinare le indagini avvicinando i testimoni e chiedendo alla Prorettrice Dianella Gambini (che ieri mattina era al bar del tribunale, ndr) di correggere le bozze della selezione per i dottorati di ricerca di cui era commissaria.
Stessa scena, poco dopo, per la professoressa Stefania Spina, la ’preparatrice’ del campione uruguaiano che quasi si vantava con colleghi e amici: "Non spiccica na parola, coniuga i verbi all’infinito" ma "te pare che lo bocciamo". Con tanto di spiegazione ’in chiaro’, al telefono, sulle modalità dei contestati illeciti: "Per dirtela tutta, oggi ho chiamato Lorenzo Rocca che gli ha fatto la simulazione dell’esame e abbiamo praticamente concordato quello che gli farà l’esame! Quindi mi ha detto, guarda fagli scegliere ste due immagini".
Di quell’incontro vietato tra l’esaminatore e il candidato, Rocca ha conservato pure uno screenshot sul cellulare, trovato dalla guardia di finanza al momento della perquisizione. Rocca sarà sentito oggi, come pure il direttore generale Simone Olivieri, difeso dall’avvocato Francesco Falcinelli. E’ lui – secondo la procura di Raffaele Cantone – il ’regista’ dell’operazione-Suarez che parla con i legali della Juve. "Per fare un decreto, una sessione straordinaria, proprio limitata a questo caso, perché altrimenti avremmo una sessione il 21 settembre e non so se i tempi sono congrui. Il 17 pomeriggio lui è già in possesso della certificazione", diceva all’avvocato Maria Turco, indagata come istigatrice. Mentre le chiamate con il Ds, Fabio Paratici sarebbero millanterie. Oggi dovrebbe parlare e spiegare al giudice questo e altri passaggi delicati dell’indagine, compresa l’ipotesi di corruzione accennata nella richiesta di misura cautelare: lavori in casa da parte degli stessi artigiani impegnati in Ateneo.
Intanto però gli accertamenti della Finanza vanno avanti su più fronti. Uno coinvolge il club torinese. Ed è legato all’ipotesi di una soffiata che abbia avvertito i vertici della Juve dell’indagine in corso, intercettazioni comprese. La procura ipotizza che Suarez sia stato ’mollato’ non per logiche di calciomercato ma, piuttosto, perché Torino sapeva. In quell’ottica potrebbe essere letto il cambio di passo dell’avvocatessa: "Trattatelo come un Mohamed qualsiasi, questa è la linea di Torino".
Ma a monte del terremoto Suarez ci sarebbe un sottobosco di favori e illeciti innescato dall’’ex Dg Cristiano Nicoletti secondo il quale – scrivono i pm – "l’attuale governance si sarebbe resa responsabile di irregolarità".
Tutto comincia a gennaio con la conferenza stampa di accusa di Grego Bolli e Olivieri alla vecchia dirigenza Paciullo-Nicoletti (quest’ultimo attualmente alla Bicocca di Milano) sull’annosa vicenda del buco di bilancio per le tasse mai riscosse degli studenti cinesi (di cui peraltro proprio l’attuale Rettrice era responsabile del programma Marco Polo). La Finanza chiama lo s Nicoletti come testimone. Lui prima spiega, poi decide di presentare una memoriaesposto su vicende poco chiare maturata a Palazzo Gallenga. Concorsi (11 da ordinari banditi in poco più di un anno) e i crediti, ritenuti inesegibili da Olivieri a fronte di una convenzione tra un’agenzia cinese (che fa da intermediario) e l’UniStra che sembra sia stata falsificata con la firma apocrifa di un funzionario dell’Ateneo che, proprio per questo, presenterà denuncia. Ma ciò su cui i finanzieri stanno ancora lavorando sono i rapporti che l’attuale Governance avrebbe continuato a mantenere con l’agenzia cinese mentre ’denunciava’ pubblicamente di non poter riavere quel denaro (si parlò di 3 milioni, ndr) tanto da decidere di svalutare il credito.