
Un momento dell’assemblea che si è svolta al Circolo Primo Maggio di Ponte San Giovanni
La chiamata alla partecipazione continua a riscuotere interesse in città: erano oltre 100 gli iscritti al secondo incontro territoriale, svolto a Ponte San Giovanni, nell’ambito del percorso finalizzato a creare le Case della partecipazione, promosso dall’amministrazione comunale e dall’Università degli studi di Perugia. Nel Circolo Primo Maggio si sono presentati residenti nel quartiere e non solo, alcuni anche per ripetere l’esperienza già fatta a Madonna Alta.
A fornire un quadro sulle ragioni e sugli obiettivi generali del processo di progettazione condivisa sono state la sindaca Vittoria Ferdinandi e la docente Alessandra Valastro del Dipartimento di Scienze politiche, responsabile scientifica del progetto di ricerca-azione su processi e organismi partecipativi nel territorio di Perugia, basato sull’accordo triennale siglato tra Unipg e Comune a marzo. Presenti anche la professoressa Fabiola De Toffol che, in veste di “guardiana del tempo”, ha scandito i momenti della serata, e altri membri del gruppo di lavoro dell’Università che supporta il progetto.
"La partecipazione, una delle stelle polari del nostro programma, è certo un processo faticoso perché richiede a tutti di assumersi una parte di responsabilità. Tuttavia, questo tentativo di provare a ricucire un rapporto diretto tra istituzioni e cittadini e di tornare a sentirci una comunità è una delle sfide fondamentali da portare avanti, una delle urgenze del nostro tempo – ha detto la sindaca Ferdinandi – Per questo fare della partecipazione un metodo deve essere il nostro obiettivo, ricostruendo strumenti e spazi che rimettano al centro i territori". A tal fine è nata l’idea delle Case della Partecipazione da co-progettare con la cittadinanza: "Invitiamo tutti e tutte a interrogarsi su come e dove dovrebbero essere e a quali aspettative dovrebbero rispondere. Di certo, questi luoghi non devono essere appannaggio solo di chi ha sostenuto questa amministrazione, ma palestre di dialogo aperte a tutti, spazi fisici dove si incontrano culture politiche e posizioni diverse perché, come diceva Capitini, il cuore della partecipazione è il dissenso. Dal confronto, ne siamo convinti, possono nascere risposte più efficaci alla complessità del nostro tempo. Le Case della Partecipazione - ha concluso la sindaca -, in una città policentrica come Perugia, serviranno anche a ribadire che tutti i territori hanno la stessa dignità e ci aiuteranno a intercettare bisogni reali nell’intento di amministrare non certo in modo perfetto, ma almeno sbagliando di meno. È la sfida che proponiamo di affrontare tutti insieme: farà bene alla città e ai nostri giovani".