
Segno meno per i dati turistici del Trasimeno: Federalberghi e Confcommercio lanciano l’allarme. In un panorama regionale positivo, "andando nel dettaglio dei dati", commenta Tamara Fratoni, rappresentante Federalberghi per il Trasimeno, "si riescono a cogliere elementi che vanno approfonditi. Sul totale generale del movimento turistico, nonostante il numero positivo degli arrivi (1,4% per gli italiani e 4,7% per gli stranieri) le presenze hanno in entrambi i casi segno negativo (-1,1% degli italiani e -3% degli stranieri). Il calo delle presenze è ancora più significativo per quanto riguarda gli esercizi extralberghieri, dove gli italiani sono calati dell’8,3% rispetto al 2022 e gli stranieri del 3,5% rispetto allo stesso periodo".
"Il calo delle presenze significa calo della permanenza media, ovvero ciò che distingueva in positivo il nostro territorio rispetto al resto della regione", aggiunge Claudio Mencaroni, anch’egli rappresentante Federalberghi Umbria Confcommercio per il Trasimeno. "Anche se è ancora presto per tracciare un bilancio definitivo dell’estate turistica", continua, "crediamo che i trend registrati oggi debbano essere presi seriamente in considerazione per ripensare insieme le strategie turistiche per il territorio". L’indagine periodica effettuata da Federalberghi Umbria su un campione di imprese del Trasimeno aggiunge elementi significativi. Per quanto riguarda il mese di agosto, solo un terzo del campione si è detto soddisfatto del tasso di occupazione (oltre il 75%) della propria struttura. Gli altri hanno registrato un calo rispetto all’ottimo risultato del 2022, in alcuni casi molto significativo, visto che per il 33% questo valore si è collocato sotto il 50%.
In calo per tutti la permanenza media attesa che si attesta sulle 2/3 notti, avvicinandosi al dato del resto della regione. Metà del campione, peraltro, non ha effettuato aumenti dei prezzi, nonostante il balzo in avanti consistente di utenze, prodotti e servizi. Chi è stato costretto a ritoccare i prezzi si è mantenuto intorno ad un percentuale massima del 10-15%. "I risultati della nostra indagine", conclude Federalberghi, "completano così un quadro che non è allarmante, ma che sollecita comunque un confronto ampio nel breve periodo con tutti gli attori del territorio e con la Regione, che sul Trasimeno è più volte intervenuta".