"La stangata energetica minaccia 3.500 aziende"

L’allarme di Confcommercio durante il falò delle bollette in 13 piazze umbre. Il presidente Mencaroni: "Di questo passo perderemo 11mila posti di lavoro"

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di Silvia Angelici

In piazza Italia, sotto il monumento equestre di Vittorio Emanuele II, bruciano le bollette di centinaia di imprenditori umbri. Ristoratori, macellai, albergatori, parrucchieri, panettieri, manager del catering e negozianti trasformano in cenere e fumo quei bollettini gonfiati a dismisura. Cifre da far tremare anche i più coraggiosi.

Protesta plateale e simbolica per dire stop agli aumenti vertiginosi del costo del gas e dell’energia elettrica. Ieri mattina in 13 città (Perugia, Terni, Assisi, Bastia, Castiglione del Lago, Città di castello, Foligno, Gubbio, Gualdo, Marsciano, Norcia, Spoleto e Umbertide) Confcommercio Umbria, unica in Italia, ha riunito le categoria per dare voce all’iniziativa "Non spegnete l’Italia, non spegnete il futuro". Il presidente dell’organizzazione di via dell’Acacia ha spiegato il perché di una protesta così eclatante: "Se andiamo avanti di questo passo - avverte Giorgio Mencaroni - qui in Umbria rischiano di chiudere 3.500 aziende, polverizzando 10-11mila posti di lavoro". Gli esempi delle impennate che stanno mettendo in ginocchio gli imprenditori non mancano. Quasi 22mila euro in più rispetto alla stessa bolletta luce-energia relativa al giugno 2021 (30mila contro 8mila): è il conto del caro-energia che è stato fornito ad un imprenditore che gestisce un campeggio del Trasimeno.

"Un aumento devastante che, da solo, - dice - ha bruciato tutti i guadagni di una stagione pur ricca di turisti, come non mai negli ultimi 5 anni. E all’appello mancano ancora tasse locali e nazionali, dipendenti da pagare e altro ancora". Un ristorante perugino, socio di Confcommercio, ha portato le bollette arrivate a fine agosto con i seguenti rincari: da 7.800 euro della bolletta di luglio 2021 è passato a 18.681 euro dello stesso mese di quest’anno. In provincia non va meglio: panettieri con bollette triplicate, pizzerie e ristoranti che hanno deciso di aprire solo dal venerdì alla domenica perché non possono sostenere le spese. Lo stesso Romano Cardinali, presidente della Fipe Confcommercio (la sigla che rappresenta i pubblici esercizi) ci mette la faccia: "Ecco la mia bolletta. Da un anno all’altro è lievitata da 7.800 euro a 18.681. Che faccio?!". Le richieste per salvare il salvabile: "Mettere un tetto al prezzo del gas, attivare ristori e intervenire con politiche mirate per il settore della ceramica - insiste Mencaroni - Qui si sono perse tutte le speranze, gli imprenditori sono angosciati, temono per il futuro delle proprie aziende e per quello dei rispettivi dipendenti. Il ministro Cingolani non può prenderci in giro dicendo che arriveranno contribuiti sui rincari del 15% quando abbiamo aumenti fino al 300% non è sufficiente. Le aziende energetiche hanno fatturato 7,2 miliardi di profitto, questo extra profitto o lo si tassa o lo si rimette a disposizione della collettività per poter sopravvivere, bisogna togliere le accise dalle bollette per aiutare le imprese – conclude Mencaroni – dovremmo avere dallo stato contributi a fondo perduto, crediti d’imposta, agevolazioni, credo sia fondamentale rivendicare queste situazioni". Intanto per protesta si spegneranno anche le luci delle insegne. E con i neon si spengono anche le città...