REDAZIONE UMBRIA

La sorella di Barbara Corvi "Chiediamo solo la verità"

Parla Irene, dopo la svolta nelle indagini: "Sono undici anni che ci battiamo. E anche i miei nipoti chiedono di sapere cosa sia successo alla mamma"

"Sono undici anni che chiediamo verità e non smetteremo mai di farlo". Irene è una delle sorelle di Barbara Corvi e da quando la mamma di Montecampano è svanita nel nulla non ha mai smesso di cercarla, convinta, come tutta la famiglia di origine, che la donna non si sia allontanata volontariamente, abbandonando i propri figli. Due ragazzi, un maschio e una femmina, che sono cresciuti, ora entrambi maggiorenni. "Certo, anche loro chiedono di sapere cosa sia successo alla mamma, chiedono di sapere la verità", dice ancora Irene Corvi che però non intende commentare la "svolta" nelle indagini, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati del marito e del cognato di Barbara.

L’inchiesta della Procura di Terni, coordinata dallo stesso procuratore Alberto Liguori, rincorre a ritroso quel martedì 27 ottobre 2009, giorno della scomparsa della donna, e quelli successivi quando il marito sarebbe stato raggiunto dal fratello, cognato di Barbara. Da qui una serie di accertamenti di riscontro sulle dichiarazioni rilasciate all’epoca dai due e su alcuni accessi ai pc in uso a Barbara; sospetti e contraddizioni sfociate nella riapertura sostanziale del caso. "Non vogliamo rilasciare nessun commento riguardo le indagini – continua la signora Irene - , non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo adesso. Resta, però, ferma la nostra battaglia volta a conoscere quello che è accaduto veramente a Barbara e quale è stato il suo destino. Perché vivere in questo limbo in cui siamo costretti ormai da 11i lunghissimi anni non è facile. Non è facile non sapere cosa le è accaduto e abbiamo bisogno di ritrovare la pace", conclude. Pace che potrà arrivare quando sarà stata fatta chiarezza, quando saranno dissipati tutti i dubbi e quando, se l’ipotesi che sia stata uccisa sarà confermata, sarà trovato il cadavere e la famiglia avrà un luogo dove piangere Barbara. A rilanciare il caso, a più riprese, è stata la trasmissione "Chi l’ha visto?", che nei mesi scorsi aveva raccolto l’appello della famiglia a riaprire l’inchiesta, archiviata nel 2014, mandando in onda anche le interviste al marito di Barbara e all’uomo con cui la donna aveva una relazione; quindi la puntata di mercoledì scorso, quando nell’ambito di una ricostruzione che lo stesso procuratore ha definito "puntuale" è emerso il coinvolgimento giudiziario dei due uomini, in un fascicolo aperto con le accuse di omicidio e occultamento di cadavere. A fine luglio scorso il procuratore Liguori, nella caserma dei carabinieri di Terni, aveva interrogato un pentito di ‘ndrangheta che vive a La Spezia, per il quale nell’ambito dell’inchiesta Corvi era stato emesso un invito a comparire. L’uomo aveva fatto scena muta.

Annalisa Angelici

Stefano Cinaglia