La Rettrice: "Mi dimetto per il bene della Stranieri"

La rettrice indagata per l’esame-farsa di Suarez e sospesa dal gip ha scritto al Ministro: "Decisione presa a testa alta"

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di Erika Pontini

"Me ne vado a testa alta". Travolta dallo scandalo e dalle pressioni di Regione, Comune e di un’intera città in subbuglio per l’esame-farsa del calciatore in odore di Juve, la Rettrice Giuliana Grego Bolli ha mollato. E nell’ultimo giorno utile per impugnare al tribunale la sospensione di 8 mesi disposta dal gip Piercarlo Frabotta ha invece rassegnato le dimissioni con una lettera al ministro Gaetano Manfredi, e un’altra scritta al personale docente e amministrativo di Palazzo Gallenga: "Affronto oggi queste dimissioni a testa alta e con serenità". L’altra mossa possibile era quella di fare ricorso e sperare in una decisione positiva ma avrebbe dovuto aspettare troppo tempo, sotto assedio.

"E’ una decisione che ho preso con profondo rammarico e personale sofferenza, dopo due anni di gestione sfidante, ma anche proficua dell’Istituzione", scrive al Ministro. Il 7 dicembre, all’indomani dell’interdittiva (la procura aveva sollecitato gli arresti domiciliari) Grego Bolli aveva spiegato a Manfredi di voler attendere l’esito del ricorso e "dimettermi nel caso di conferma della sospensione dalla funzione di rettore". "La ragione della mia scelta anticipata è dettata dalla constatazione della grave crisi nella quale è precipitato negli ultimi giorni l’Ateneo e dalla conseguente urgenza di porvi immediato rimedio, senza attendere quel mese di tempo (mi dicono i miei avvocati) necessario ad avere l’esito del mio ricorso. Un mese di attesa sarebbe un tempo troppo lungo, non compatibile con la necessità di un pronto soccorso per il mio Ateneo oggi".

Perché oltre alla Rettrice l’indagine della Finanza ha azzerato il direttore generale, Simone Olivieri che non si è dimesso e nei cui confronti il Cda si è limitato ad avviare il procedimento disciplinare ma senza una sfiducia formale, come auspicato da più parti. Situazione che "sta portando l’Ateneo ad una pericolosa paralisi di gestione, oltre che ad avvelenarne il clima interno", scrive ancora la Grego Bolli. "Ritengo dunque doveroso anteporre il bene dell’Ateneo, una importante risorsa per il Paese e per il territorio dell’Umbria, al mio seppure legittimo diritto di difesa, che continuerò ad esercitare più liberamente come privato cittadino, nella assoluta certezza di aver operato sempre nel totale rispetto di leggi e norme".

Sul piatto la Rettrice lascia la necessità di chiudere l’anno dal punto di vista amministrativo ma soprattutto "è urgente" l’approvazione della riforma del nuovo Statuto che di fatto snellisce l’elezione del rettore con un unico turno e per 6 anni. Grego Bolli auspica quindi "una guida certa dell’Ateneo, una figura che abbia poteri straordinari sul piano amministrativo e porti all’approvazione e all’adozione del nominato Statuto. Dopo di che l’Ateneo potrà andare ad elezioni del nuovo rettore e riprendere il suo cammino".

"Credo che la rettrice abbia avuto grande senso delle istituzioni a dimettersi", è stato il commento, in serata del ministro.

Adesso spetterà al tribunale pronunciarsi sulla vicenda sull’appello presentato ieri dal direttore generale mentre la Grego Bolli, dopo Natale, chiederà un confronto con i pm per spiegare la sua verità sull’esame farsa ma anche sul presunto ’voto di scambio’ (voti in cambio di concorsi) e chiedere, all’esito, la revoca della misura interdittiva. Non essendo più rettore.