
A Perugia, lo spazio ’Camera Oscura’ della Galleria Nazionale dell’Umbria ospita gli scatti del celebre artista, a confronto con la pittura
Lo sguardo di un maestro assoluto della fotografia entra nell’atelier di uno dei più grandi artisti del Novecento. Nasce così il terzo capitolo di “Camera Oscura“, lo spazio della Galleria Nazionale dell’Umbria consacrato alla fotografia, che da oggi al 28 settembre ospita la mostra “Gianni Berengo Gardin fotografa lo studio di Giorgio Morandi“, a cura di Alessandra Mauro. L’esposizione raccoglie 21 dei più significativi scatti realizzati da Berengo Gardin nel 1993, quando viene chiamato a documentare i luoghi dove aveva lavorato il grande pittore emiliano e immortalare il suo studio prima che venisse smantellato, in occasione dell’apertura del Museo Morandi a Palazzo d’Accursio a Bologna.
A raccontare i tratti distintivi della mostra, inaugurata ieri, è stato il direttore della Galleria e dei musei statali umbri Costantino D’Orazio, insieme alla curatrice. "Dopo l’Umbria di San Francesco fotografata da Fulvio Roiter e i volti e le persone della Parigi di Robert Doisneau – ha spiegato D’Orazio – con questa terza mostra accendiamo un faro sulle cose. Sugli oggetti quotidiani che per decenni sono stati protagonisti delle opere di Morandi e che Berengo Gardin rivede e restituisce con la curiosità dell’esploratore". Nel percorso espositivo si ripercorrono i passi del fotografo che entra così nell’intimità dell’artista, scopre un ripostiglio pieno di “cose“, si ferma sugli oggetti tante volte osservati e ritratti nelle tele e con pudore e discrezione registra lo spazio del pittore. E soprattutto fissa attraverso l’obiettivo i vasi, le bottiglie, i piatti, le caffettiere e tutte le cose che Morandi ha disposto con sapienza e ordine, prima e dopo averle riprodotte nei suoi quadri. All’interno di Camera oscura (progetto a cura di Marina Bon Valsassina e Costanza Neve) si potrà così osservare il dietro le quinte del lavoro del maestro. E grazie a due eccezionali prestiti dal Museo Morandi di Bologna – l’olio su tela “Natura morta“ del 1951 e l’incisione all’acquaforte “Natura morta con oggetti bianchi su fondo scuro“ del 1930 – l’esposizione perugina crea un inedito confronto tra le immagini di Berengo Gardin, nel loro impeccabile bianco e nero, e i colori delicatissimi di Morandi. Completano la mostra due video, con la biografia del fotografo e una selezione dei suoi lavori più famosi. "Per Berengo Gardin – aggiunge la curatrice Alessandra Mauro – si pensa sempre ai ritratti. Ma anche questo lavoro testimonia il suo interesse per la socialità e il fattore umano, che qui si trasmette all’ambiente e alle cose". La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo Morandi di Bologna, con lo Studio Berengo Gardin di Milano e il supporto di Sistema Museo che cura anche il catalogo di Silvana Editoriale.
Sofia Coletti