La Don Bosco, come eravamo. Ricordi e aneddoti di 45 anni fa . Riflettori sul basket femminile

L’imprenditore Guarducci ha riunito le ex campionesse della gloriosa formazione di serie A. Presente anche l’allenatore Carlo Scatena. La serata è proseguita a tavola e con musica disco .

La Don Bosco, come eravamo. Ricordi e aneddoti di 45 anni fa . Riflettori sul basket femminile

La Don Bosco, come eravamo. Ricordi e aneddoti di 45 anni fa . Riflettori sul basket femminile

Alberto Guarducci, imprenditore e appassionato di basket, chiama: la squadra femminile di serie A della Don Bosco risponde presente. A 45 anni dai successi di quella stagione fortunatissima (anche il Grifo di Castagner vinceva a tutto spiano) le campionesse del glorioso schieramento, il primo in Umbria sia maschile che femminile ad arrivare a quel traguardo, si sono riunite all’Hotel Giò, per fare festa e per ripercorrere le tappe di quella gavetta, necessaria quando si decide di volare alto e tornata utile anche nella vita.

Battono il cinque e si abbracciano Annarita Catani (numero 20), Patrizia Babini (21), Stefania Brughini (6), Rita Paltriccia (5), Stefania Terry Passaro (4), Angela Parretta (11), Brunella Pierini (12), Stefania Galli 87), Susanna Galli (17), Antonella Doria (10), Tiziana Raffa (18), Adelina Ciotti (14), Francesca Monacelli (9). A chiamarle sul palco il giornalista Riccardo Marioni che tra una domanda e l’altra riporta anche il pubblico presente in sala agli anni d’oro tra il ’79 e l’80. Con loro l’allenatore Carlo Scatena, di nome e di fatto, 84 anni, passione ancora da vendere per l’ex professore di ginnastica di Gualdo Tadino. Intanto, alle spalle delle atlete, allora avevano tra i 14 e i 17 anni, scorrono le gigantografie dei titoli dei giornali, dove si dà conto delle vittorie della Don Bosco. Anche la Rai dedica una diretta tivvù all’impresa delle baby cestiste quando ancora quasi tutti gli sport tranne il calcio non facevano nè business nè spettacolo. Successi per le “impertinenti minorenni“, titolerà Claudio Sampaolo. Ma anche sconfitte. Ed ecco che fioccano gli aneddoti. "Avevamo perso a Bari e anche parecchio - racconta la Ciotti –. Al ritorno sul pullman dormivamo tutte. Scatena ci sveglia urlando: “ Che ora segna l’orologio“? Le una e 07. “107, come i canestri che avete perso, ricordatelo“". Fioccava anche qualche ceffone. Ma i genitori non si sognavano di denunciare sui giornali. Regole rigidissime, "prima la famiglia, al secondo posto la scuola, al terzo la pallacanestro", la società imponeva alle atlete di "non fare le ore piccole, tranne che a Natale e l’ultimo dell’anno, e di rispettare una sana alimentazione. Massima dedizione e concentrazione e che Don Bosco vi assista". Spesso, agli allenamenti sul linoleum dei Salesiani era terrore. "Il peggior nemico era la paura di scendere in campo – dice Scatena – E allora feci una scelta: io dovevo essere più temuto delle avversarie. Dovevano capire che era peggio tornare in panchina senza avere vinto!". Il metodo Scatena funziona. Il quintetto base miete successi. E c’è anche una grande intuizione. Il coach vara la “difesa integrale“. Una tecnica innovativa per cambiare disposizioni in campo alle giocatrici, azione dopo azione. La serata corre veloce, è ora di cena. Il ricordo va anche al professor Ventura, sponsor visionario dell’impresa. La reunion finisce a tavola con menù anni ’80, musica disco e la promessa lanciata dalla Galli di rimettere in piedi una squadra over ’60 per i Mondiali in Svizzera.

Silvia Angelici