
"Con la Marini? Un rapporto di netto contrasto politico: non c’è mai stata visione comune o vicinanza. Nel 2010 mi presentai alle Primarie Pd contro di lei e nel 2018 fui candidato in un collegio perdente, invece che in quello di Perugia, per la sua netta ostilità manifestata a Roma. Impossibile che mi sia associato con lei".
Gianpiero Bocci si siede davanti al giudice per l’udienza del tribunale di Perugia, Angela Avila, alle 11 nell’auditorium del Capitini trasformato in aula di tribunale per celebrare ‘Concorsopoli’, il maxi-procedimento sui presunti concorsi pilotati al Santa Maria della Misericordia. E’ accusato di essersi associato con l’allora presidente Catiuscia Marini (la cui posizione è stata momentaneamente stralciata per un difetto di notifica) e con l’ex assessore alla sanità Luca Barberini. Nell’organigramma della procura - ereditato dalle considerazioni del Riesame – i politici erano i mandati, gli allora direttori del Santa Maria i livelli operativi per passare le tracce delle prove (sette selezioni) per i concorsi e attestati di idoneità in ospedale. E’ stato lo stesso Bocci a decidere di sottoporsi all’esame dei pm Mario Formisano e Paolo Abbritti, fedele alla regola che chi ha svolto incarichi pubblici importanti (per tre Legislature sottosegretario all’Interno) deve metterci la faccia nei processi.
Difeso dagli avvocati David Brunelli e Alessandro Diddi, Bocci risponde per due ore alle domande ricostruendo i rapporti con gli altri otto componenti della presunta ’cricca’. Quanto all’interferenza nelle politiche sanitarie locale nega: "Mi occupavo di questioni nazionali mentre ero al Governo. Sicuramente non mi sono mai dato da fare le nomine". Ma, oltre al dato politico l’ex sottosegretario smentisce anche di aver mai ricevuto le tracce. In particolare l’attenzione è concentrata su una candidata alle selezioni per disabili. Le tesi di Bocci e Valorosi (che si è sottoposto all’esame) sono contrastanti. Valorosi - difeso dall’avvocato Francesco Crisi - ribadisce che Bocci disse a Emilio Duca, allora direttore generale, di essere interessato alla candidata tanto che il direttore gli avrebbe consegnato le tracce. Mentre avrebbe chiesto a Valorosi le domande per l’orale e lo stesso direttore le illustrò alla madre della candidata nell’ufficio di via della Pallotta. Bocci smentisce. Sottolinea di essersi allontanato da Perugia alle 9.40 del 31 maggio 2018 e di essere rientrato alle 22 del 3 giugno quando la prova della ragazza era l’indomani mattina. E sui tabulati non c’è traccia di chiamate nè alla candidata (o familiari), né a Valorosi e nemmeno al factotum che avrebbe - secondo l’imputato-testimone - consegnato le tracce, lasciando una busta nell’ufficio di via della Pallotta. Nel corso del faccia a faccia si registra anche un momento di attrito tra Bocci e i pm quando emerge il particolare dell’interrogatorio di garanzia in cui l’ex sottosegretario disse che Duca e Valorosi millantavano. "Non ha detto il vero. Il perché chiedetelo a loro".
Eri.P.