Giovani e lavoro, storie di chi parte e chi resta

Le scelte di Andrea Di Biagio e Andrea Brama tra quelle raccontate allo Spazio Astra durante l’incontro ’’Andata e ritorno al centro del mondo’’

Migration

"Vale la pena domandarsi cosa ti piace fare, se vivere in una grande città, con mille opportunità, ma occorre chiedersi a che prezzo si possono cogliere. L’alternativa è rimanere, creandosi una propria dimensione. Questo è quello che ho fatto io, tornando a Foligno, della quale sono innamorato". Andrea Di Biagio, classe 1991, ha avviato da poco la sua carriera da libero professionista nel settore della comunicazione, del marketing e degli eventi per le aziende.

La sua storia è una di quelle emerse nel corso del dibattito "Andata e ritorno dal centro del mondo", svoltosi giovedì scorso allo Spazio Astra e organizzato dai partiti del centrosinistra folignate. Insieme a lui altri otto ragazzi con una storia simile. Andrea Di Biagio inizia il proprio percorso con la volontà di diventare un organizzatore di eventi nel campo della musica e fa le sue esperienze in Toscana. Da lì il passo all’Istituto Marangoni di Milano che gli apre quindi una carriera nel mondo del fashion e la maturazione relativa alla volontà di offrire alle aziende servizi di marketing, comunicazione ed eventi, mettendo quindi a frutto tutte le sue esperienze: "Tanti cercano esperti di social, ma dietro al marketing c’è un progetto che parte dalla strategia di individuare un’esigenza, stabilire un timing, individuare un budget e attuare una strategia. In Umbria ho trovato tante aziende che negli anni sono riuscite a portare avanti delle vere eccellenze, tra le mille difficoltà delle piccole realtà, e che ora devono guardare al futuro". "L’Umbria – prosegue Di Biagio – è un paradiso terrestre, io sono innamorato della mia terra e ho deciso di creare qui la mia dimensione. Il digitale aiuta perché posso avere clienti di qualsiasi territorio". Chi non ha intenzione di tornare è Andrea Brama, 28 anni, nato a Foligno ma dall’età della laurea magistrale a Bologna dove ora è ingegnere di simulazione veicolo, nel reparto Ricerca e sviluppo, alla Ducati Motor Holding. "Restare a Foligno significava abbandonare quello che era il mio sogno, anche se ci sono aziende che sono delle eccellenze nel mio settore".

Il ritorno? "Nel medio – lungo termine, forse. A Bologna mi trovo bene, non sento il distacco essendo a tre ore di auto. Forse la distanza e la differenza si è avvertita nelle dinamiche di vita. Restare nella mia città significava, sul piano personale, mantenersi nella propria comfort zone". Restare o andare, quale consiglio ai giovani: "Uno deve misurarsi con la realtà lavorativa, decidendo di seguire quello che ama fare".

Alessandro Orfei