Giornalismo, edizione da record: "Il Festival alla svolta decisiva. Sarà sempre più internazionale"

Arianna Ciccone commenta il risultato trionfale. "Ribaltata l’impostazione, un azzardo vincente" "Il pubblico è straniero, nelle file non si sente più parlare italiano". Superati i record di affluenza.

Giornalismo, edizione da record: "Il Festival alla svolta decisiva. Sarà sempre più internazionale"

Giornalismo, edizione da record: "Il Festival alla svolta decisiva. Sarà sempre più internazionale"

"Una svolta internazionale clamorosa e un bilancio superiore a tutte le aspettative. Ci speravamo, certo, ma già la metà di così sarebbe andata bene". Arianna Ciccone, ideatrice e organizzatrice con Chris Potter, esulta per il successo travolgente del Festival del Giornalismo che oggi chiude un’edizione delle meraviglie che per cinque giorni ha fatto di Perugia la capitale globale dell’informazione. Già da ieri sono stati superati i record di affluenza segnati nel 2023, con un nuovo risultato in termini di presenze straniere tra speaker e pubblico. Se l’anno scorso le camere d’albergo utilizzate per l’accoglienza degli speaker erano 500, adesso hanno raggiunto quota 620. Quasi duplicato il numero di viaggi e transfer per ospiti e partecipanti gestiti direttamente dall’organizzazione del Festival, che passa da 800 a ben 1400 viaggi.

Arianna, cosa è successo a questa edizione?

"Abbiamo ribaltato l’impostazione del Festival e azzardato ancora di più puntando sulla dimensione internazionale. Se vuoi parlare di giornalismo devi far parlare il mondo. Così abbiamo proposto tutti eventi stranieri dalla mattina alle 18, anche nelle sale più grandi, e gli italiani solo dalle 18 alle 21. Un rischio pazzesco con otto sale in contemporanea ma il pubblico straniero è venuto ancor di più rispetto alle attese tanto che le sale medie e piccole non hanno retto".

L’identikit del pubblico?

"Quasi esclusivamente straniero, l’aspetto clamoroso è che nelle file quest’anno non si sente parlare italiano. Oltre ai giornalisti, sono politici, studenti, ricercatori, accademici, cittadini comuni e vengono a Perugia per il livello di accessibilità: il Festival è gratuito, unico al mondo, e si possono incontrare i grandi nomi con facilità"

E Perugia come ha reagito?

"Vedo la città contenta, ovviamente mi riferisco agli operatori economici: il target che arriva da tutto il mondo è facoltoso, sono persone che hanno disponibilità a spendere. E molti perugini mi fermano per strada e mi ringraziano per l’atmosfera e per il livello culturale altissimo".

Insomma per cinque giorni c’è stato il mondo a Perugia...

"Già, e tutto è basato solo sulla reputazione e sul passaparola, noi non facciamo nessun tipo di pubblicità nemmeno sui social. Capisco un po’ di delusione perché gli eventi italiani sono pochi ma il destino del festival è tracciato: sarà sempre più internazionale".

E su cosa bisogna lavorare per la prossima edizione?

"Sugli spazi, con almeno due nuove sale. Avremo il Pavone e la Sala Brugnoli, la nostra logica è permettere a tutti di entrare. Quest’anno, già durante la giornata inaugurale si sono registrate lunghe file che hanno raggiunto il culmine venerdì e ieri. Di certo, servono più spazi".