Usano i bimbi per rubare al supermercato. Presa la banda delle donne rom

Minacce e ritorsioni ai dipendenti. «Non denunciamo per paura»

Donne rom (foto repertorio)

Donne rom (foto repertorio)

Bastia Umbra, 6 dicembre 2018 - Andavano a rubare al supermercato, quasi sempre lo stesso, rendendo complici anche i bambini e portandosi dietro addirittura neonati – per nascondere la refurtiva nei passeggini –: profumi, piccoli elettrodomestici ma anche oggetti per l’igiene personale e generi alimentari. La spesa in sostanza ma gratis. E, una delle arrestate, già agli arresti domiciliari, approfittava delle ore libere concesse dal tribunale di Sorveglianza di Perugia con lo scopo di accudire i figli, per andare a fare razzìa. Dopo settimane di indagini serrate da parte degli agenti del commissariato di Assisi – diretto Francesca Di Luca – sono finite agli arresti tre donne: Daniela H 37 anni, nata a Prato, Angela D.G. 30 anni, nata a Milano e Assunta Samanta G. 21 anni nata a Assisi e tutte residenti a Bastia Umbra.

Sono accusate di aver messo a segno tra il 2017 e il 2018 almeno otto furti: insieme o sole e, in alcuni casi con la complicità di altre indagati che non sono finiti in manette. Tutto nasce dalla denuncia dell’amministratore delegato dei Magazzini Maury’s a Bastia che, alla polizia, aveva segnalato come, negli ultimi cinque anni il supermercato era stato letteralmente preso d’assalto da una famiglia di etnia rom, stanziale a Bastia che, praticamente ogni giorno, deprededava gli scaffali dei più svariati oggetti, con un danno economico di 300-400 euro per volta. Dalle sneakers, ai pannolini, dalle patatine alle bilance elettriche, dalla coca cola alle spazzole di ricambio per la scopa. Uno stillicidio. E, ogni volta la refurtiva veniva nascosta quando in grandi borsoni quando sotto il rivestimento interno della carrozzina con a bordo il neonato. Il legale rappresentante aveva allegato alla denuncia anche un Cd con le videoregistrazioni delle telecamere che rimandavano ai furti in diretta. Tra maggio e giugno 2018 ben nove episodi, tanto per fare un esempio. E, dalle telecamere, installate poi dagli stessi investigatori, si vedono distintamente i bambini eseguire gli ordini dei grandi per occultare la refurtiva.

Ma dopo i furti, molti notati dai dipendenti del supermercato, sentiti a sommarie informazioni, arrivavano le minacce: «Sia il denunciante che i dipendenti hanno lamentao un clima intimidatorio», gli indagati «quando vengono scoperti sono soliti minacciare, anche in maniera grave». Non solo le auto di alcuni commessi sono state anche imbrattate con vomito o sporcizia sul cofano e sulle maniglie o veri e propri danneggiamenti. In alcuni casi i carrelli sono stati lanciati contro le vetture. I dipendenti non hanno voluto denunciare «per paura» di ritorsioni. Al termine degli accertamenti il gip Natalia Giubilei ha emesso un’ordinanza agli arresti domiciliari. «Le indagate, così come gli altri appartenenti al medesimo nucleo familiare – scrive – hanno ormai sviluppato un consolidato modus operandi che ha permesso loro di perpretare numerosissimi furti negli ultimi anni». E ancora: «La pluralità degli episodi, l’utilizzo spregiudicato di bambini, le minacce e le reazioni violente contro i dipendenti conferma la pericolosità dei soggetti coinvolti».

Erika Pontini