Esplosione di Gubbio, in cinque rinviati a giudizio

Nel disastro del laboratorio per il trattamento della cannabis light morirono due dipendenti

La scena dell'esplosione. Nei riquadri le due vittime

La scena dell'esplosione. Nei riquadri le due vittime

Perugia, 25 gennaio 2023 - Rinviati a giudizio dal gup di Perugia i cinque imputati nel procedimento per l'incendio avvenuto il 7 maggio 2021 alle porte di Gubbio che distrusse un edificio adibito a laboratorio per il trattamento della cannabis light e provocò la morte di due dipendenti. Si tratta degli allora responsabili dell'attività, gestori e uno dei proprietari dello stabile dove era il laboratorio. Nelle indagini coordinate dal sostituto Gemma Miliani sono stati anche ipotizzati a vario titolo le lesioni dolose, l'omissione dolosa di cautele per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e l'incendio doloso.

La prima udienza del processo si svolgerà il 20 aprile. Secondo gli inquirenti l'utilizzo di un solvente "altamente infiammabile" come il pentano e di lavatrici a ultrasuoni a innescare l'incendio e l'esplosione che devastarono lo stabile e uccisero Samuel Cuffaro, 19 anni, ed Elisabetta D'Innocenti, 52, provocando inoltre il ferimento di altri due dipendenti. Il laboratorio è risultato riconducibile a due società che si occupavano una della "coltivazione di piante aromatiche e farmaceutiche" e l'altra del "commercio all'ingrosso di fiori e piante". Da subito venne ipotizzato che l'incendio si fosse verificato in conseguenza della tecnica di abbattimento della percentuale del Thc della cannabis.

"L'impianto accusatorio è stato pienamente confermato" ha detto al termine l'avvocato Ubaldo Minelli, legale delle parti civili. "Ritengo si possa essere soddisfatti dell'esito di questa fase» ha aggiunto. "Nessuno restituirà la vita a Samuel ed Elisabetta - ha sottolineato ancora l'avvocato Minelli - ma per quanto riguarda il rendere giustizia alle famiglie possiamo ritenerci soddisfatti".

I genitori di Samuel: "Nessuno ci ridarà nostro figlio"

"A noi Samuel non lo ridarà nessuno però non possiamo chiudere gli occhi difronte a tutto quello che è successo. Chiediamo giustizia per lui": a dirlo è stata Linda Fiorella Alonge, la madre di Samuel Cuffaro. Con il marito ha assistito all'udienza preliminare. "Sicuramente siamo in buone mani, il pubblico ministero, il nostro avvocato", ha quindi detto Gaetano Cuffaro, il padre di Samuel. "Noi abbiamo poco, pochissimo, da dimostrare - ha aggiunto - perché i fatti sono così tanto evidenti che il giudice non ha potuto fare a meno di tenere questo impianto accusatorio". "La nostra famiglia - ha sottolineato ancora Gaetano Cuffaro - è stata distrutta completamente. Samuel per noi era tutto il mondo che ci girava attorno. Abbiamo altri due bambini che fortunatamente ci tengono ancora in piedi. Vogliamo solamente giustizia e che queste persone che hanno fatto del male a tante famiglie paghino per quello che è giusto. Samuel qualche mattina, non sempre perché era a chiamata, andava a lavorare nei campi, mentre quel giorno il destino lo ha portato, chiamato dai datori di lavoro, in un posto in cui lui non doveva andare e del quale lui non sapeva completamente niente. E poi è successo tutto quello che è successo".

 

L'avvocato difensore del proprietario dell'edificio dove avvenne l'esplosione

"La qualificazione del reato data dal gup non sussiste": così l'avvocato Luca Maori, difensore del proprietario dello stabile di Gubbio dove avvenne l'esplosione che provocò la morte di due dipendenti dell'attività che lì si svolgeva. Lo ha detto al termine dell'udienza preliminare. "I fatti sono molto gravi, questo è evidente ma l'omicidio doloso - ha detto ancora l'avvocato Maori - non è una fattispecie che può essere contestata. Qui si tratta di una colpa ma mai omicidio volontario. Abbiamo cercato di dimostrare questa circostanza prendendo a spunto la sentenza ThyssenKrupp di Torino. Il caso di specie è assolutamente lo stesso. Il mio assistito - ha concluso l'avvocato Maori - non era neanche socio delle attività ma proprietario dell'immobile e collaboratore saltuario".