
Esondazione del fiume Paglia Dopo 11 anni, le casse di espansione non sono ancora state realizzate
A distanza di undici anni dalla disastrosa esondazione del fiume Paglia che mandò sott’acqua mezza periferia orvietana provocando oltre 15 milioni di danni, si scopre che le casse di espansione a monte del fiume non sono state ancora realizzate. La notizia è emersa nel corso di un incontro a cui ha partecipato l’assessore regionale alla Protezione civile Enrico Melasecche con l’autorità di bacino del distretto dell’Appennino centrale. L’intervento che era stato individuato come essenziale subito dopo il disastro del 2012 per garantire di smaltire in maniera sicura e lontano dai centri abitati le piene del fiume, attende ancora di vedere la luce. Nel corso della riunione si è posta l’esigenza di collaborare con le Regioni Lazio e Toscana per mettere in completa sicurezza il corso del Paglia. Sono stati illustrati gli avanzamenti del piano per il bacino del Paglia che prevede un sistema di opere utili a mitigare le piene del fiume . Melasecche sottolinea: "Gli interventi di prevenzione non sono più rinviabili anche nel bacino del fiume Paglia dove i fenomeni di siccità, alternati a eccezionali eventi piovosi, generarono la disastrosa alluvione del 2012". Per la mitigazione delle piene del Paglia, attraverso una gara europea l’autorità distrettuale di bacino ha individuato un raggruppamento di imprese che ha sviluppato analisi idrologiche, idrauliche, geologiche, geomorfologiche e di dinamica fluviale, ha configurato vari scenari di rischio e ipotesi progettuali sostenute da analisi e di costi-benefici che saranno presentate al dibattito pubblico che si aprirà nei prossimi mesi.
Cla.Lat.