
"Mi sembra di ricominciare, di ritornare indietro agli anni ’80 quando facevo la guardia medica. Ma ora guardo ciò che accade, come è stata organizzata la gestione dell’epidemia, con gli occhi di chi lo ha fatto per anni ma stavolta senza alcun fardello". Walter Orlandi, 65 anni, è tornato ’in corsia’ a fare il medico di base, in un Covid hotel allestito dalla Regione Lazio dove vengono ricoverati i pazienti dimessi dagli ospedali ma ancora positivi al virus che ospita anche gli infetti che non possono restare isolati nelle rispettive abitazioni. "Visitiamo persone dai 24 ai 90 anni. Se la situazione si complica facciamo intervenire il 118. Io, ho iniziato così: come medico di medicina generale. Ma non lo scriva: sembra che mi voglia fare pubblicità. E’ vero ho fatto un tweet ma...".
Ex potentissimo (e spesso criticato) direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Perugia e già direttore della sanità regionale: quello di Orlandi è un nome su cui si consumò una ’sanguinosa’ battaglia politica proprio tra le due anime del centrosinistra: i ’bocciani’ e i ’mariniani’. Da dicembre 2019, dopo lo tsunami ’Concorosopoli’ è in pensione e sta lavorando a progetti di organizzazione in ambito sanitario, oltre a dover risolvere due beghe giudiziarie: la vicenda della nomina-Pioppo per cui la difesa ha chiesto il proscioglimento dall’accusa di abuso d’ufficio fuori udienza (mentre la Corte dei Conti l’ha già assolto in via definitiva) e un’imputazione nell’ambito di ’Concorsopoli’ per cui - dice oggi - non ho fatto assolutamente nulla se non dire a Pierotti (padre di una candidata, ndr) di andare a parlarne con Emilio Duca. La raccomandazione non è reato quanto al resto con tutto quello che mi avete scritto contro...".
Scusi Orlandi ma perché ha fatto domanda per lavorare sul Covid?
"Cercavano medici nelle varie specialità e anche igiene e medicina preventiva, in cui sono specializzato. Mi hanno chiamato. Sono venuto per curiosità. È un’esperienza: mi sentivo in grado di assolverla e di aiutare il sistema visto che tanti medici si ammalano e quindi c’è bisogno. Avevo fatto domande anche in Umbria: sapevo che non mi avrebbero preso".
E di cosa si occupa?
"Prevalentemente visito i pazienti. Devono essere monitorati ma siccome sono spesso soggetti ad altre patologie come il diabete, facciamo anche il monitoraggio della prescrizione farmaceutica. Aiuto il singolo sì, ma in realtà proteggiamo la comunità. Se riesci a non fare girare il virus impedisci la catena e dai sollievo agli ospedali".
Ma lei non ha mai più fatto il medico...
"In realtà non ho mai smesso anche se ho intrapreso un percorso differente. La verità è che essere medico è una forza anche per la direzione di un ospedale: noi avevamo una visione più vicina ai professionisti".
Ma come ha iniziato?
"Guardia medica, all’epoca era rognoso perché non c’era il 118, quindi al Distretto, il vecchio medico condotto e pure la guardia turistica. Poi in direzione sanitaria e, lo sa, direttore generale".
Ma da quando è andato in pensione cosa ha fatto?
"All’inizio l’ortolano, c’era il lockdown poi mi sono messo a lavorare ad un progetto di continuità territoriale per creare un hub con medici, guardie mediche e farmacisti aperto 24ore al giorno per evitare di sovraccaricare i pronto soccorso".
Concorosopoli ha cambiato tutto...
"Ancora lo ricordo quel giorno: la perquisizione della Finanza, i colloqui in Regione con la Marini e Bartolini. Mi dissero di restare al mio posto".
Poi si instaurò un braccio di ferro tra la giunta regionale e il direttore per la rotazione dell’incarico. "Alla fine mi sono guardato allo specchio e ho lasciato perdere. A dicembre sarei andato in pensione. Ormai...".
Tutto era irrimediabilmente cambiato.
Erika Pontini