Dj Shablo: "Il mio sogno? Poter vivere di musica"

Quarant’anni, scopritore di talenti e produttore. Ha scelto di vivere a Piegaro. "Perugia? Molto è cambiato: fare delle cose qui ora è complicato"

Migration

"Della Perugia degli anni ‘90 ricordo i locali, Umbria Jazz e le serate con studenti di tutto il mondo, qui in tanti siamo cresciuti e alcuni di noi ora vivono di musica". Potrebbe scegliere qualsiasi città del mondo, ma Pablo Miguel Lombroni Capalbo – in arte Dj Shablo – ha stabilito la sua casa in un paesino di poche anime nel comune di Piegaro dove spesso ospita i suoi amici e colleghi di lavoro: Fabri Fibra, Sfera Ebbasta, Marracash, Gué Pequeno, Charlie Charles o Elettra Lamborghini e tanti altri. Pablo ha compiuto da poco 40 anni, di cui più della metà passati ad imparare, produrre e scoprire tutto ciò che abbia a che fare con la musica, ha suonato con miti come Justice, Duran Duran, Mya, Wu-Tang Clan e ama le radici nere della musica dal rap, all’hip hop.

Sei considerato un Re Mida, scopritore di talenti, il produttore che tutti vogliono in Italia e all’estero. Non è stata fortuna...

"Era un’ossessione fare musica, organizzare eventi, suonare nei locali, il mio sogno non era diventare ricco ma vivere di musica. Da ragazzino ho suonato in tutti locali di Perugia (posti come il Norman e lo Zoologico) negli anni ’90, Perugia aveva una situazione molto viva e che forse oggi si è un po’ persa. Eravamo i nerd, gli sfigati appassionati di un genere che non si filava nessuno in Italia. Quando ho iniziato a suonare al Red Zone aprivo le serate di Riki L. con la pista vuota. Facevamo viaggi assurdi per trovare un cd ed era tutto una rarità e quindi prezioso. C’è un mondo prima e un mondo dopo internet e dalla provincia dovevi andartene per riuscire… Perugia ha iniziato a starmi stretta, volevo crescere e sperimentare. Ho studiato a Bologna e poi sono andato ad Amsterdam. I primi soldi veri sono arrivati a 35 anni, ma prima ci sono stati momenti in cui non arrivavo a fine mese. Non solo ho lavorato tantissimo passando anche dei momenti bui ma ancora oggi devo lavorare tanto. Per un ragazzo di 20 anni che oggi si trova tanto di ‘apparecchiato’ sembra la preistoria, per la mia generazione era impensabile avere successo con questa cosa qua".

Ora il rap è mainstream... Ti occupi di musica e di musicisti

"Ho avuto sempre una visione globale delle cose. C’è una connessione nel mio percorso che parte da Umbria Jazz, lavorando gratis da ragazzino facevo l’accompagnatore degli artisti che... non sono certo impiegati di banca... sono esseri umani creativi con talenti e tante particolarità. E questa empatia verso il genio, verso gli artisti, mi ha insegnato credo a riconoscere la stoffa, quell’alchimia di talento e mentalità che fa l’artista".

Per te cos’è l’Umbria?

"E’ un luogo totalmente autentico. In Umbria ho le mie radici e la mia casa. I miei bisnonni erano originari di Città della Pieve e sono emigrati in Argentina. E’ la chiusura di un cerchio karmico vivere qui. Ora io e mia moglie (anche le umbra, ndr) abbiamo una casa con mille ulivi, i nostri alpaca e un piccolo studio di registrazione".

Ma...

"In Umbria ho avuto tanti amici di talento che adesso vivono sparsi per il mondo. Chiunque abbia voluto crescere è stato costretto a scappare. Poi è ovvio è un posto che ti rimane nel cuore. Anche il centro (di Perugia, ndr) mi sembra diverso, è un peccato. Sono più di 20 anni che provo a fare delle cose qui e mi sembra sempre molto complicato. Sarebbe bello un giorno fare qualcosa all’aperto magari al Trasimeno, magari con Ralf un caro amico che fa cose bellissime".